02.07.2017 – 13^ del Tempo Ordinario: DONO CHIAMA DONO

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

“Tu stringerai un figlio fra le tue braccia” (2Re 4,16).

È la conferma, fin dal principio, che un figlio è sempre un dono di Dio. E del resto non poteva che essere così, se noi tutti siamo usciti dalle sue mani. Questa è la verità sulla vita umana. E per questo ogni bambino riflette la bontà, la verità e la bellezza di Dio.

E ciò porta con se anche un’altra conseguenza: nessuno può essere proprietà di un altro. Il bambino viene donato e affidato a delle creature, che sono i suoi genitori, perché lo custodiscano e lo facciano crescere come figlio di Dio.

Da qui viene la benedizione di Dio, che è come dire: Dio “dice bene” ed è d’accordo su questa educazione fondamentale.

“Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4).

Il battesimo segna dunque l’inizio di una vita nuova.

In che cosa consiste? Certamente nell’apprendere e vivere come figli che hanno un Padre che li vuole sempre vivi e gioiosi. Un Padre che trasforma la morte in vita.

E come? Fissando nel cuore una certezza: tutto ciò che accade, per quando duro sia, è destinato a scomparire; il negativo è solo una parte della medaglia, mentre l’altra inneggia al positivo; che l’odio e la persecuzione sono relativi al mondo del rifiuto, dell’egoismo e della superbia ipocrita.

“Chi ama padre o madre, figlio o figlia più di me…chi non prende la propria croce e non mi segue…non è degno di me” (Mt 10, 37.38).

Tutto sta in quel “più di me”. Tutti vanno dunque amati e prima di tutti i genitori e figli, ma senza perdere di vista la sorgente dell’amore.

Un amore infatti che è semplicemente umano – legato in particolare all’essere dello stesso sangue – è destinato a finire in quanto limitato a questa terra. Lo possiamo definire un amore bello ma termine.

Gesù vuole qui far capire che Egli non toglie ma dà e in abbondanza!

“Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 10,39).

Che significa tenere per sé, se non custodire la propria vita al caldo degli affetti, all’ombra protettiva di altri? In tal modo non è come sprecata?

Cosa invece comporta il perdere la vita per causa di Gesù, se non metterla in gioco per il bene? Non si fatto Gesù uomo che per Lui diventa sempre più se stesso?

Si tratta quindi di scegliere se “lasciarsi vivere” sempre con i puntelli oppure “vivere” mettendo in opera il progetto insito in ciascuno.

Quale sorte attende chi segue Gesù?

“Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (Mt 10,40).

Non è una illusione: per davvero chi dona se stesso, ripresenta Gesù e fa conoscere il Padre! E così tutto diventa sacro; ogni riflesso avrà il sapore di una ricompensa: chi si dona sentirà l’amore di Dio dentro di sé e chi è amato viene come spinto ad amare a sua volta.

“Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca…non perderà la sua ricompensa” (Mt 10,42).

È l’amore fino al dettaglio, acqua ma fresca; come anche dare il saluto, è già atto d’amore ma, se è con il sorriso, ha la sua rifinitura!

E nasce il Regno di Dio sulla terra con atti d’amore veri fino al dettaglio!