20.08.2017 – 20° del Tempo Ordinario: Pietà di me, Signore, figlio di Davide (Mt 15,22)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,La liturgia odierna ci ricorda che la salvezza portata da Gesù è per tutti. Se l’azione di Gesù su questa terra rimane fondamentalmente limitata alla Palestina, il suo messaggio si rivolge a tutti. In particolare egli cerca di recuperare, nell’ambiente in cui agisce, le persone escluse e emarginate dalla società.
L’episodio narrato dal vangelo di oggi, nonostante certe asprezze appositamente volute da Matteo per sottolineare la fede della donna sirofenicia, indicano chiaramente in Gesù una disponibilità di dialogo e di servizio con ogni persona, anche con i pagani, che erano le persone più disprezzate dai suoi connazionali.
Gesù non conosce barriere quando si tratta di salvare l’uomo. Guarendo la figlia della donna cananea, vuole sottolineare che la salvezza è aperta a tutti, che per raggiungerla non occorrono qualifiche particolari. L’unica cosa essenziale è la fede in Lui. Essa, dovunque si trovi, opera prodigi.
Ma il prodigio più grande è questo: con Gesù più nessuno si sente escluso.
La fede della donna cananea inizia da un’esperienza di sofferenza viva: la sua figlia è malata. Non c’è più niente da fare. La madre però non si perde di coraggio perché crede alla possibilità che sua figlia si salvi. E cerca aiuto presso Gesù. Lo chiama, anzi si mette a gridare: Pietà di me, Signore, Figlio di Davide.
La fede di quella mamma parte dalle preoccupazioni dell’esistenza quotidiana. È una fede concreta, che riguarda la vita. È una fede che invoca l’intervento di Dio, che ha il potere di vincere il male: lui può cacciare i demoni.
In questa settimana abbiamo l’occasione di ripensare alla nostra fede come incontro con il Signore della nostra vita.
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