08.10.2017 – 27^ del Tempo Ordinario: LA VERA VIGNA! (Mt 21, 33-43)

08.10.2017 – 27^ del Tempo Ordinario: LA VERA VIGNA! (Mt 21, 33-43)

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

“C’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna… che diede in affitto a dei contadini” (Mt 21, 33).

Il lavoro nella vigna del Padre è un dono, e quindi nel segno del gratuito. È sempre difficile comprendere che si è chiamati solo a servire. Gesù dice: “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10).

Un tale lavoro è destinato a produrre frutto: “venne il tempo di raccogliere i frutti” (Mt 21, 34).

Quali?

Sono tutti riassunti nella vita concorde dei figli di Dio; unico cuore per l’unico pensiero: una vera vita di famiglia!

Dove e quando si vedono?

Quando l’amore da teorico diventa pratico, quando il volersi bene è vera comunione di vita (pensiero, cuore, anima, proprietà), quando l’altro entra a far parte di sé, quando l’individuo diventa persona e si passa dal convergere o far convergere tutto su di sé al dono di sé sempre più ampio e reale, quando il cuore si allarga e comincia ad abbracciare ciò che lo fa uscire da sé, dall’attenzione rivolta a sé, dal farsi vedere. È il momento in cui si vede nei volti, il volto di Dio Padre.

Quali i caratteri di questa vita di famiglia?

L’originale bellezza del particolare di ognuno. Per cui la sterilità accade se non si investono bene i doni ricevuti ma, al contrario, alimentano egoismo e orgoglio personale o di gruppo. E questo è il più deleterio dei mali perché spoglia l’impegno della sua anima che è l’amore.

C’ è l’indicazione precisa che vi si vive ma non si possiede. Vi si lavora non è per averne un riscontro ma per poter vivere in relazione, nel dialogo, e viene messa al bando ogni violenza.

Dove i frutti sono fruibili per tutti; non ci possono essere degli usurpatori che, nel caso, ne saranno privati e sarà data ad altri. Ed è sottesa anche la tipologia dei veri lavoratori: gente semplice ed umile pronta ad essere scartata, rifiutata, emarginata. Ed è questa la gente che serve perché la vigna produca il frutto vero e abbondante.

Da questa angolatura il regno di Dio appare:

Colmo di ricchezze che sono i vari doni di ognuno.

Accogliente in quanto l’uno fa suo il dono dell’altro.

Ricco di positivo dove si vede il negativo dell’altro ma non lo si propaga.

Fruttuoso al massimo per presenza di Dio tra gli uomini.

Abbiamo allora una possibilità unica: vivere l’ambiente del Regno di Dio con una base solida che è Gesù con la sua presenza e validi strumenti come la croce e i profeti.

L’anima è l’amore!

“La mia vigna, proprio la mia, mi sta davanti” (Ct 8,12)

È la vigna di Gesù crocifisso e abbandonato che produce frutto – il vino nuovo della gioia e della pace – da parte di ognuno attraverso la purificazione profonda del cuore che si immola e diventa capace di amare e sempre più simile a quello del Padre.

Una tale immolazione richiama la morte come nulla di sé per l’altro. San Paolo dice espressamente: “In noi agisce la morte, in voi la vita” (2Cor 4,12).

È questa la legge dell’amore vero che passa attraverso la morte di sé sicuri che il Padre, per questo amore assunto dentro come realtà e stile di vita, accoglie tra le braccia nelle quali basta abbandonarsi come ha fatto Gesù.