12.11.2017 – 32^ del Tempo Ordinario: VARCARE NOTTI E SOLITUDINI! (Mt 25, 1-13)

12.11.2017 – 32^ del Tempo Ordinario: VARCARE NOTTI E SOLITUDINI! (Mt 25, 1-13)

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

«Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che presero le loro lampade e usciro­no incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte… non presero con sé olio; le sagge invece… presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.

A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo, andategli incontro!”. Allora tutte si destarono e prepa­rarono le loro lampade…

E le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa».

C’è una partenza per incontrare lo sposo il cui arrivo non è in nostro possesso…; e c’è un sonno interrotto dal grido: ecco lo sposo!

È un chiaro riferimento ad un matrimonio. E c’è quindi un legame tra la sposa, le 10 ragazze, la chiesa….

È la parabola dell’“ora” che denuncia una presenza o venuta imminente.

Tra le 5 stolte e le 5 sagge la differenza sta nella riserva di olio. La lampada dice “esteriorità” mentre l’olio “interiorità”, cioè cosa c’è dentro, ciò che ci motiva…. Il grido è quello del profeta: ecco lo sposo, andategli incontro!

All’arrivo dello sposo c’è una crisi: le lampade di alcune ragazze appena accese si spengono, mentre quelle di altre sono continuamente alimentate.

Se ne coglie il senso: c’è una presenza che si dissolve nella notte; c’è una vita, la mia e la tua, che o è presenza luminosa o non è nulla, o porta luce e illumina qualcuno o non esiste. Può somigliare ad una vita vissuta in clima di egoismo che non produce olio per la festa e quindi con il rischio di dissolversi nell’insignificanza di una notte senza incontri.

C’è chi invece si identifica con la propria lam­pada, ciascuno è una persona-lampada, luminosa e illumi­nante, e desiderio di incontri.

Gesù non dice che cosa sia l’olio per la lampada. Sappiamo però che ha a che fare con la luce, e col fuoco: in fondo, è saper bruciare per qualco­sa o per Qualcuno; vivere accesi. È l’essere alimentati dall’amore forte, l’amore dono…che produce olio continuo.

Il vangelo però non condanna la sventatezza di un momento, la dimenticanza dell’ultima sera, ma tutta una vita vuota, che non si è accesa, che non si è occupata di conoscere lo Sposo – non vi conosco, dirà infatti – e di farsi riconoscere come segno di luce.

Questa parabola è dura. Dura la risposta delle ragazze alle loro compagne: andate a comprarvelo perché non si può travasare questo tipo di olio in un altro; ognuno se lo deve produrre vivendo. Per intenderci non puoi costringere qualcuno ad un amore totale, radicale se non vi è abituato o non ha voluto! … Dure le parole da dietro la porta sbarrata: non vi conosco perché non avete capito il senso più vero della mia vita, mi avete in qualche modo strumentalizzato ai vostri fini. Questa durezza sottolinea il «caso serio» della fede, dell’amore vero e invita a non perdere l’ultima occasione della vita (ultima, nel senso di più importante): l’incontro con lo Sposo.

Parabola dura, ma consolante. Pur se le lampade si spen­gono e le porte sono chiuse, viene uno Sposo; il suo ritardo consuma e affatica, ma viene. Non importa se ti addor­menti, se l’attesa è lunga, se il tuo cristianesimo sembra, in certe notti, appassire; c’è sempre, dentro ogni mezza­notte, una voce che ti risveglia. Allora ravvivi il cuore come lampada, e vai.

Dio non è colui che mi coglie in flagrante, è una voce che mi risveglia, un grido a mezzanotte. La mia vera forza è nella voce di Dio, che ridesta la vita da tutte le sue stan­chezze, che mi consola dicendo che di me non è stanco, che disegna un mondo colmo di incontri e di luci.

Purché io non mi trastulli con una vita vuota, senza senso e possa dire ad ogni istante: è vero che chi dona la propria vita, la guadagna!