07.01.2018 – Battesimo del Signore: FIGLI E FRATELLI: BINOMIO INSCINDIBILE

07.01.2018 – Battesimo del Signore: FIGLI E FRATELLI: BINOMIO INSCINDIBILE

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,

“Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni” (Mc 1,9).

Egli discende nella fraternità dei peccatori, mettendosi in fila con coloro che vanno dal Battista a ricevere il battesimo di penitenza e conversione. Non ne avrebbe bisogno, lui che è il solo giusto, ma vive, in questa forma radicale, la sua condivisione con la nostra condizione umana.

Proprio nel momento in cui s’immerge non solo nelle acque, ma in questa fraternità, ascolta la voce del Padre che lo proclama figlio amato: Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (Mc 1, 11).

Non è possibile dunque separare la relazione verticale con Dio da quella orizzontale con i fratelli. Non è possibile dividere l’essere figlio dall’essere fratello.

Tu sei mio figlio! Il Padre si rivolge a Gesù ma Egli è il primo tra tanti fratelli amati come Lui con infinita tenerezza. Amati da sempre. Ma c’è un momento, c’è un gesto che lo esprime ufficialmente. C’è un sigillo, un timbro che lo certifica. I gesti dicono che l’amore non è una parola, che tu non sei anonimo. Il battesimo dice tutto questo. Non c’è creatura al mondo che non sia amata da Dio. Nel battesimo viene in evidenza. Ogni battezzato, ognuno di noi può e deve far conoscere il Padre in quanto egli stessi figlio amato e che a sua volta ama.

Il battesimo ha questo di bello e di grande!

Nella chiesa primitiva, era un rito che lasciava un’impronta profonda anche perché esso era preceduto da una preparazione che durava per alcuni anni.

La vita della tarda antichità era caratterizzata dal grido panem e circenses, ‘pane e divertimento’. Era un’epoca di decadenza, in cui il senso della vita era andato perduto e tutto ruotava intorno alla curiosità e alle sensazioni, ai piaceri e ai divertimenti.

I battezzandi si sottraevano a questo vuoto affaccendarsi, per trovare, in Cristo, una nuova identità. La rottura con la loro vecchia identità trovava la sua espressione nella celebrazione del battesimo, che avveniva durante una veglia notturna ed era di grande effetto: i battezzandi scendevano, nudi, nel fonte battesimale e, per tre volte, veniva versata sul loro capo dell’acqua.

Essi rinunciavano al male e all’insensatezza di una vita lontana da Dio e decidevano di morire al mondo e di non definire più se stessi in base al successo e alle loro prestazioni personali, ai piaceri e alle trasgressioni, ma esclusivamente sul fondamento di Cristo.

Il battesimo era per loro l’iniziazione al mistero di una vita redenta e libera, e al mistero di un Dio che li accoglieva nel circuito del suo divino amore.

Quando i battezzati uscivano, nudi, dal fonte battesimale e venivano unti dal vescovo (le donne da una donna) con olio profumato, essi si percepivano realmente come persone nuove, cioè vivevano come persone avvolte nell’amore di Dio.

Contemporaneamente, si accorgevano di avere, nella Chiesa, nuovi fratelli e nuove sorelle, e di essere inseriti in una comunità: una comunità che li accoglieva senza pregiudizi e che, però, li spronava a vivere una vita piena e ricca di senso.

Domandiamoci:

le comunità, oggi, sono dav­vero il luogo in cui i battezzati, piccoli o grandi che siano, si sentono sempre a casa loro e in cui le giovani famiglie sanno di essere accettate e sostenute?

‘Inserimento’ significa di più che semplice in­corporazione giuridica nella parrocchia.

Il cri­stiano vive sempre in relazione: impara a crede­re per mezzo degli altri e, nella comunità dei cre­denti, viene a conoscenza del mistero della sua vita.

L’inserimento nella comunità della Chiesa ha un senso quindi se, attraverso il bat­tesimo, succede qualcosa anche nella comunità che lo celebra, se essa – mediante i riti battesi­mali – si fa coinvolgere sia nel mistero del bam­bino sia nel mistero della salvezza e della libera­zione donate per mezzo di Gesù Cristo.

Ognuno può pensare al proprio battesimo: Vivi come in famiglia, con gli altri battezzati? Ti sentì responsabile della crescita in fraternità?

Per questo: “Non dire: Padre, se ogni giorno non ti comporti come un figlio. Non dire: Nostro, se vivi isolato nel tuo egoismo. Non dire: Il nostro pane quotidiano, se non ti preoccupi della gente che ha fame. Non dire: Perdona i nostri debiti, se conservi rancore verso tuo fratello”.