04.02.2018 – 5^ del Tempo Ordinario: ESSERE DONO IN OGNI MOMENTO
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,La febbre la lasciò ed essa li serviva.
Si è guariti per servire ma è anche vero che è servendo che si guarisce. Il servizio è il segno che si è guariti ma è anche il modo per non ammalarsi. Guarigione e servizio si richiamano a vicenda
Va dunque sperimentata la gioia del servizio che scaturisce dal fatto che ci si ritrova, si scopre chi siamo e perché siamo al mondo. In una parola: si è se stessi!
Del resto basta guardare Gesù che vive il suo essere dono per tutti (vedi i pastori, i magi, l’anziano Simeone che lo prende in braccio…e poi tutta la sua vita a disposizione di chi è nel bisogno fino al punto estremo quando, innocente, si consegna per amore).
E Gesù è Dio che, facendosi uomo, ha voluto ribadire non tanto chi è Dio ma quanto chi è l’uomo!
Tutta la città era riunita davanti alla porta.
Tutti vogliono guarire anche perché ne intravvedono la possibilità. Ognuno si sente come malato che deve essere sanato!
Di fronte a Gesù nasce la speranza di poter vivere una vita sana, bella e ben riuscita.
È il grande desiderio dell’uomo e tutto accade per mezzo di Gesù. Egli infatti rende sana ogni vita, anche quella sofferente, facendone un modo concreto per poter veramente amare. È l’inaugurazione ufficiale nel mondo del soffrire per amore e per amare. È la trasformazione del dolore in amore, del non sentire e non provare il gusto personale ma quello che altri assaporano, è godere della gioia degli altri, rinunciando alla propria. Ma si tratta comunque di una vera gioia, su di un piano diverso, quello del dono.
Al mattino presto si alzò quando era ancora buio si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
Gesù si pone la domanda: cosa vuole il Padre? Egli sta facendo la vita da vero uomo che è per Lui una vera novità. E così parlando con il Padre coglie il passo ulteriore.
Andiamocene altrove.
Dove? Accanto ad ogni uomo che attende. Essere comunque altrove, là dove la volontà di Dio conduce.
È la libertà dei figli di Dio, non sedentari e soli o con i soliti, ma in moto e in relazione con tutti, illuminati e spinti dalla preghiera.
E questo dice pure che il Vangelo è per l’uomo, per la sua salvezza. Non è quindi per creare delle isole felici dove ci si siede, ci si accomoda e si parla di coloro che non vengono. Una piccola cova che ferma al tepore della culla di Betlemme e non fa giungere al calvario. Là dove si sta bene e si crede raggiunto lo scopo e la misura della propria salvezza.
Il Vangelo accumuna, crea rapporti belli e soprannaturali, da paradiso ma perché questo paradiso si apra ad ogni uomo e così diviene gioia e responsabilità insieme.
Si può essere veri credenti quando la propria gioia, la si vede riflessa nel volto di chiunque s’incontra.
In conclusione:
L’anima di questo vangelo è l’amore fatto dono alimentato dal rapporto con il Padre.
Esso si manifesta in ogni momento e ad ogni angolo di strada.
Possiamo allora spesso e volentieri chiederci: sono in questo momento un dono? sto servendo? La riprova la possiamo ottenere se viviamo non più per noi stessi ma per gli altri, se l’attenzione all’altro non è finalizzata alla propria gratificazione, se il nostro agire è disinteressato e a fondo perduto.
Alla fine della giornata cosa rimane?
Un rapporto più stretto con quel Padre che ci ha mandati, come ha mandato Gesù, e che ci può dire:
ti amo e ti sento figlio vero perché spendi la vita che ti ho dato per amare. Vedo che mi assomigli. Ora riposa sereno e tranquillo. Sono io a vegliare sulla tua vita. Non temere.