La conversione non corrisponde ad un ritocco di facciata, ad una tinteggiatura superficiale della nostra esistenza. Quello che ci viene chiesto è di cambiare radicalmente, in profondità, per aderire sinceramente al vangelo di Gesù e per ricevere quella vita nuova che egli promette a tutti coloro che ascoltano la sua Parola e sono disposti a metterla in pratica.
In effetti la strada che ci viene proposta è tracciata dalla saggezza della Chiesa e ci aiuta a compiere una progressione…!
Ecco allora i suggerimenti quaresimali utili per noi:
1. Ciò che conta, innanzitutto, è il desiderio. Non ci si stacca da ciò che è vecchio, scontato, abituale se non si è afferrati dalla ricerca di qualcosa e di Qualcuno, se non si prova un bisogno intenso di vivere in modo nuovo. Ecco, allora, la ragione del digiuno. Non per ritrovare un corpo presentabile, ma per avvertire fame di cibo e poi distinguere quella fame, più nascosta, ma più essenziale, che riguarda Dio, la sua Parola, la sua Presenza benefica.
Proveremo a chiederci: perché scegliere Gesù? In parrocchia i mercoledì di quaresima ore 21,15; le Palme ore 16,00 – 19,00.
2. La Parola ci invita ad aprirci: aprirci a Dio, innanzitutto, ad una relazione che può veramente trasfigurare la nostra esistenza. Una relazione di amore che la preghiera tiene desta, rende viva, operosa. Una relazione che non è estemporanea, sporadica, ma fedele, tenace, tale da poter superare la prova decisiva del tempo.
Proviamo a riscoprire l’angolo della preghiera che prima di tutto è dentro il cuore (racchiuso nel silenzio: riservargli 5-10 minuti al giorno). Una preghiera di adorazione che «ci annienta senza annientarci, anzi ci dà nobiltà e grandezza». Ci si può arrivare «con la memoria di essere stati eletti, di avere dentro al cuore una promessa che ci spinge ad andare e con l’alleanza in mano e nel cuore». Quindi essere «sempre in cammino: cammino difficile, cammino in salita, ma in cammino verso l’adorazione», verso quel momento in cui «le parole spariscono davanti alla gloria di Dio: non si può parlare, non si sa cosa dire».
Poi anche una preghiera all’ esterno in casa come famiglia.
3. Ma non si è veramente aperti a Dio, se ci si chiude ai fratelli. Ecco allora l’invito all’elemosina: a provare compassione per le sofferenze altrui e ad essere disposti a pagare di persona per soccorrerli ed aiutarli a trovare qualche rimedio alla loro condizione. In causa è il cuore: chiamato a liberarsi dell’indurimento dell’egoismo per tornare ad essere “tenero”, cioè compassionevole, buono. Un cuore che non si lascia imprigionare dal sospetto, dalla paura, dal pregiudizio, ma va incontro all’altro con amore, limpido e trasparente, proprio come ci ha insegnato Gesù.
Proviamo a cambiare modo di vedere l’altro, ascoltarlo cercando di cogliere i suoi bisogni e usare verso di lui o lei la massima delicatezza… Essere quindi attenti ad ogni incontro. Ricordando che l’esame finale sarà sull’amore!
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