Si avvicinava la Pasqua dei Giudei” (Gv 2,13).
La Pasqua non è più quella dell’Esodo, ma una festa propria del regime giudaico.
“E Gesù salì a Gerusalemme … trovò nel tempio venditori di buoi” (Gv 2, 13-14).
Si parte da animali di stazza più grande, poi “pecore e colombe, e là seduti – “installati” -, “i cambiavalute”.
È una tristezza perché Gesù non trova gente che prega!
E rimprovera:
“«Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»” (Gv 2, 16).
Gesù non dice Dio ma Padre: Dio ha bisogno di fedeli, il Padre ha bisogno di figli. Un Dio esige offerte, un Padre offre la sua vita per i suoi figli.
Si tratta di una concezione nuova di Dio, molto diversa da quella che circolava e, purtroppo, ancora, va circolando.
E qui Gesù rivela la presenza di un nuovo tempio, nei confronti del quale non ci si può sbagliare.
Egli parlava del santuario del suo corpo. (Gv 2, 21)
Nel suo vangelo Giovanni, al termine del prologo dichiara che Dio nessuno lo ha mai visto, solo il figlio ne è la rivelazione, e questa nuova rivelazione che Gesù fa di Dio è che lui è venuto a proporre e a portare una nuova relazione tra Dio e gli uomini che comporta la scomparsa di tutte le istituzioni dell’Antico Testamento, quelle importanti. E tra queste la più importante era il tempio, il santuario di Dio, dove i fedeli dovevano andare per offrire a Dio, un Dio che assorbiva le energie degli uomini.
In questa nuova rivelazione Dio chiede ad ogni credente, ad ogni persona, di essere accolto nella sua vita per fondersi con lui e dilatare la sua capacità d’amare così che ogni persona e ogni comunità sia l’unico vero santuario dal quale si irradia e si manifesta l’amore, il perdono e la compassione di Dio.
Quando l’uomo comprende tutto questo, cambia il rapporto con Dio, comprende che Dio non chiede che l’uomo viva per lui, ma che vivendo di lui, sia come lui. E vivere come Dio significa fare della propria vita un dono, amore totale.
È la via segnata dai tre giorni necessari perché il tempio si possa edificare e poi si regga in piedi.
Sempre i tre giorni che fanno cadere ogni sicurezza, ogni appoggio per poi far respirare, ogni volta, aria nuova sempre più pulita.
Basta vivere con Lui quei tre giorni di morte per poter vedere l’alba di risurrezione. Morire dunque per poter vivere! Tutto per amore.
In concreto: non guardare a te, se non il crocifisso che in te vive, un crocifisso risorto! Ama e capirai perché.
Questo sarà poi l’unico comandamento che Gesù trasmetterà: Amatevi come ho fatto io con voi e sarete riconosciuti come tempio mio, dove io abito e vi porto avanti.
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