“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19).
Si potrebbe continuare: esattamente come lo siete voi!
Nessuno è e mai sarà maestro, che è uno solo. È condurre alla scuola di Gesù e non alla propria. È evangelizzare Gesù, una Persona che vive, si può incontrare e ci si può parlare.
È dare testimonianza di umiltà come Paolo e Barnaba che, dopo aver guarito uno storpio, si vedono arrivare il sacerdote di Zeus, che recando alle porte tori e corone, si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: Uomini, perché fate questo? Anche noi siamo esseri umani, mortali come voi! cfr At 14,13-15)
È aderenza a ciò che si vive senza superiorità alcuna!
Continua Gesù: “battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Ib)).
È donare la possibilità di una vita nuova, orientata diversamente, da sé agli altri. È inclusione nella vita di Dio, ma anche nella propria, in quanto tutti ritenuti sullo stesso piano per l’uguale dignità di Figli di Dio.
E ancora: “insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Ib 20)).
È l’esortazione a non formare teste ma vite che realizzano le Parole che sono vita. Solo vita.
La cultura cristiana nasce dalla vita e diventa autentica quando è la vita a dire la buona notizia che l’Amore cambia, converte, fa vedere diversamente tutto.
E infine: “ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Ib 20)).
Egli è vivo nella nostra storia. Non ruba spazi ma rende veri e attivi i nostri.
È bello ciò che Papa Francesco ha detto a Loppiano in occasione della sua visita il 10.05.2018:
“Voi, ‘pionieri’ di Loppiano, che per primi, più di 50 anni fa, e poi via via nei decenni successivi, vi siete lanciati in questa avventura, lasciando le vostre terre, le vostre case e i vostri posti di lavoro per venire qui a spendere la vita e realizzare questo sogno.
Prima di tutto grazie, grazie per quello che avete fatto, grazie per la vostra fede in Gesù!
È Lui che ha fatto questo miracolo, e voi [avete messo] la fede. E la fede lascia che Gesù operi. Per questo la fede fa miracoli, perché lascia il posto a Gesù, e Lui fa miracoli uno dietro l’altro. La vita è così! …
E così nasce una famiglia in cui tutti si riconoscono figli e figlie dell’unico Padre, impegnati a vivere tra loro e verso tutti il comandamento dell’amore reciproco. Non per starsene tranquilli fuori dal mondo, ma per uscire, per incontrare, per prendersi cura, per gettare a piene mani il lievito del Vangelo nella pasta della società, soprattutto là dove ce n’è più bisogno, dove la gioia del Vangelo è attesa e invocata: nella povertà, nella sofferenza, nella prova, nella ricerca, nel dubbio.
Il carisma dell’unità è uno stimolo provvidenziale e un aiuto potente a vivere questa mistica evangelica del noi, e cioè a camminare insieme nella storia degli uomini e delle donne del nostro tempo come “un cuore solo e un’anima sola” (cfr At 4,32), scoprendosi e amandosi in concreto quali “membra gli uni degli altri” (cfr Rm 12,5). Per questo Gesù ha pregato il Padre: «perché tutti siano uno come io e te siamo uno» (Gv 17,21), e ce ne ha mostrato in Sé stesso la via fino al dono completo di tutto nello svuotamento abissale della croce (cfr Mc 15,34; Fil 2,6-8). È la spiritualità del “noi”.
Ed è anche la prospettiva di fede di ogni parrocchia.
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