08.07.2018 – 14 ^ Tempo Ordinario: Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria (Mc 6,4)
, Con 0 Commenti, Categoria: Commento al Vangelo, Liturgia,La difficile missione di Ezechiele tra i connazionali (1a lettura), la disastrosa esperienza di Gesù nel proprio paese (vangelo), le difficoltà di ogni genere incontrate da Paolo nella sua predicazione (2a lettura), testimoniano con quanta fatica la verità si faccia strada tra gli uomini.
Marco, l’evangelista, ci racconta che Gesù si reca a Nazareth. Come al suo solito, si reca di sabato nella sinagoga. Lì per la prima volta si parla della sua “sapienza”. Gesù, avvalendosi del diritto che ogni israelita adulto aveva, si alza, legge e commenta la Scrittura. I presenti rimangono sorpresi e sono “costretti” ad interrogarsi circa l’origine di Gesù stesso. Ma le domande che potevano portare a riconoscere l’origine divina di Gesù, sono ostacolate da una constatazione: l’umiltà delle origini e del lavoro di Gesù. Da qui lo scandalo, che impedisce di credere, di accogliere la verità.
Quante volte anche oggi ci si difende dalla verità, dalla parola esigente del vangelo, dai profeti nostri contemporanei con lo stesso comportamento!
L’intervento di Dio può suscitare l’ostilità che nasce dalla familiarità, dalla conoscenza di lunga data. La consuetudine del “si è sempre fatto così” attenua la capacità di giudizio; l’ordinarietà dell’inviato disinnesca la novità del messaggio. Di fronte a questo come possiamo reagire? Non dare nulla per scontato!
Sappiamo, e papa Francesco ce lo ricorda spesso, che Dio ci anticipa: è Lui a venirci incontro per primo, è Lui che ci precede nell’amore perché egli vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia. Il nostro compito è permettere all’azione di Dio di giungere a compimento. È necessaria questa delicatezza, quel non dar nulla per scontato, perché Dio si rivela in quel figlio del falegname, che ci ha mostrato il volto misericordioso del Padre. Ieri come oggi .
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