“Abbiamo bisogno di dilatare il cuore sulla misura del cuore di Gesù. Quanto lavoro! Ma è l’unico necessario. Fatto questo, tutto è fatto.
Si tratta di amare ognuno che ci viene accanto come Dio lo ama. E dato che siamo nel tempo, amiamo il prossimo uno alla volta, senza tener nel cuore rimasugli d’affetto per il fratello incontrato un minuto prima. Tanto, è lo stesso Gesù che amiamo in tutti.
Ma se rimane il rimasuglio vuol dire che il fratello precedente è stato amato per noi o per lui… non per Gesù. E qui è il guaio.
La nostra opera più importante è mantenere la castità di Dio e cioè: mantenere l’amore in cuore come Gesù ama. Quindi per essere puri non bisogna privare il cuore e reprimervi l’amore. Bisogna dilatarlo sul cuore di Gesù e amare tutti.
E come basta un’ostia santa dei miliardi di ostie sulla terra per cibarsi di Dio, basta un fratello – quello che la volontà di Dio ci pone accanto – per comunicarci con l’umanità che è Gesù mistico.
E comunicarci con il fratello è il secondo comandamento, quello che viene subito dopo l’amore di Dio e come espressione di esso” (Chiara Lubich).
Amare «senza tener nel cuore rimasugli d’affetto» non significa diventare insensibili e rinunciare a qualunque sentimento, bensì è un invito a donarci pienamente al fratello che ci passa accanto nel momento presente, con tutto il cuore, facendoci uno con lui, come Dio si è fatto uno con noi.
Non dobbiamo esitare a manifestargli la nostra tenerezza, perché è Gesù che ama in noi, attraverso il nostro cuore. Non dobbiamo esitare a dirgli, con uno sguardo o un gesto: «Sei prezioso ai miei occhi» (cf. Is 43, 4), in modo che egli si senta amato. Non reprimiamo l’affetto del cuore: quando il rispetto umano potrebbe frenarci, l’amore per Gesù ci darà il giusto equilibrio.
Amando un prossimo alla volta, esercitandoci con pazienza e con tutte le qualità dell’amore, entreremo in comunione con l’umanità intera e daremo davvero la nostra vita a Dio, che la farà arrivare là dove ce n’è bisogno. È la comunione dei santi.
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