04.11.2018 – 31^ Tempo Ordinario: Spigolature sinodali: comunque, un clima gioioso
, Con 0 Commenti, Categoria: Editoriali, Liturgia,La cosa che mi ha colpito di più nei racconti dei padri sinodali circa la loro esperienza di partecipazione all’assemblea è la sottolineatura del tocco speciale di questo Sinodo: un tocco, un accento, un’atmosfera di gioia. E tutti sono stati d’accordo nel riconoscere che un tale effetto è dovuto alla presenza degli uditori giovani.
Ecco, allora, il punto da non lasciarsi sfuggire: non si può non riconoscere che oggi in moltissime parti del mondo e soprattutto in quelle parti del mondo, dove si decidono le sorti del mondo e della stessa Chiesa, l’esperienza gioiosa del cristianesimo è ormai cosa rara se non rarissima. Per questo l’invito del papa a diventare una Chiesa della gioia del Vangelo tarda a decollare.
Come si potrebbe, infatti, annunciare efficacemente il Vangelo della gioia se non si vive la gioia del Vangelo?
E come è possibile vivere la gioia del Vangelo se fin troppe comunità sono ormai presidio assoluto di bambini e di anziani?
«Se mancate voi, ci manca parte dell’accesso a Dio».
È proprio così: se mancano i giovani, alle comunità manca quella parte dell’accesso a Dio che è data proprio dallo spirito della gioia e dalla gioia dello spirito. Ed è così che tanti giovani e tanti adulti non possono non chiedersi, sporgendo un occhio verso l’interno delle nostre Chiese: ma a che serve andare a Messa, a che serve vivere il cristianesimo, cosa dona di più la parola di Gesù, se la vita di quelli che vanno a messa, che vivono il cristianesimo, che scelgono la parola di Gesù non testimoniano una “differenza” di umanità, che proprio la parola gioia ben si candida ad attestare?
Insomma: è depressa la gente che va in Chiesa o è la Chiesa che deprime la gente?
L’idea che ci serve allora è questa: mettere mano alla costruzione di una Chiesa capace di gioia, capace di festa, come ha ben sottolineato papa Francesco: «La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano» (Evangelii gaudium, 24).
Ci piaccia o no, il cristianesimo non cresce per accumulo di iniziative, per riaffermazione di idee, per lotte culturali, per acquisto di privilegi giuridici o economici. In una parola: per proselitismo. Cresce, quando cresce, per attrazione.
Ed è così che siamo posti davanti ad un’ultima ineludibile questione: abbiamo fatto tutto quello che era possibile fare, abbiamo “creato” tutto quello che era possibile creare, abbiamo pensato tutto quello che era possibile pensare, abbiamo compiuto discernimento su tutto quello su cui era possibile compiere discernimento, per manifestare, ancora oggi, soprattutto oggi, soprattutto per le nuove generazioni, una fede che attrae?
A. Matteo – Settimananews 23 ottobre 2018
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