… insieme, quando Cristo è fra noi, «ciascuno diventa più bello»
L’immagine del mosaico è senz’altro forte. La tensione tra due elementi fondanti della vita ci sono: ognuno di noi come piastrella viva «ha valore soltanto nell’insieme… Se mancasse, il mosaico risulterebbe incompleto».
Da specialista delle scienze sociali che lavora sulla tensione tra individuo e società, sono rimasto toccato in modo speciale da una frase di Chiara Lubich riportata dalla più giovane delle sue prime compagne, Silvana Veronesi: «Insieme, ciascuno diventa più bello».
Da anni mi accompagna questa frase, perché nella vita siamo abituati spesso a pensare l’altro come ostacolo. Chiara si riferiva all’esperienza del piccolo gruppo a Trento che aveva scoperto di poter attuare il Vangelo comunitariamente, in una vita piena, dinamica, con forti risvolti sociali e stupende scoperte spirituali. Ma un insieme che riusciva a non schiacciare nessuno, anzi lo stimolava, lo potenziava. Quella frase non dice che si diventa più buoni, ma si diventa più belli. E il bello, si dice, è espressione di un’unità superiore, una sintesi felice.
Certo, l’insieme di cui parla Chiara ha a che fare con il dono che Dio ci fa di sé stesso in mezzo a noi allorché, per corrispondere al suo amore, ci sforziamo di fare la sua volontà: ciò scatena un processo che culturalmente siamo ancora lontani dall’essere riusciti a esprimere in parole. Sta a noi far diventare patrimonio felice della comunità dei credenti e dell’umanità che ci circonda questo “insieme”, dove c’entriamo noi e un Gesù che non s’impone, ma vuole essere presente tra chi vive l’amore reciproco evangelico.
A tale proposito mi viene in mente il racconto rabbinico dei due fratelli. Dio stava cercando un luogo dove stabilirsi sulla terra, quando vide due fratelli che avevano fatto la mietitura e spartito in parti uguali il raccolto. Di notte uno dei due si risveglia e decide di dare parte del suo al fratello, perché sposato e con figli a carico. Poco dopo si risveglia anche l’altro e decide di dare parte del suo al fratello perché celibe e dunque senza chi potrebbe occuparsi di lui in vecchiaia. Risultato: l’indomani i due raccolti rimangono invariati.
Seconda notte, stessa scena. La terza notte si risvegliano contemporaneamente, s’incontrano, s’abbracciano. Dio disse allora: «È lì che andrò ad abitare, dove ci si ama da fratelli».
BENNIE CALLEBAUT
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