La buona politica è al servizio della pace (Dal Messaggio di Papa Francesco) – parte 2

La buona politica è al servizio della pace (Dal Messaggio di Papa Francesco) – parte 2

Pubblicato da Stefano, Con 0 Commenti, Categoria: Articoli,

6. No alla guerra e alla strategia della paura

Cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, mentre ricordiamo i giovani caduti durante quei combattimenti e le popolazioni civili dilaniate, oggi più di ieri conosciamo il terribile insegnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura.  Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo    stato di oggetto e negarne la dignità. È la ragione per la quale riaffermiamo che        l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la   pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale  trasmessa dalle generazioni passate.

Il nostro pensiero va, inoltre, in modo  particolare ai bambini che vivono nelle      attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che si impegnano affinché le loro vite e i loro  diritti siano protetti. Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è        arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati. La testimonianza di quanti si adoperano per difendere la      dignità e il rispetto dei bambini è quanto mai preziosa per il futuro dell’umanità.

7. Un grande progetto di pace

Celebriamo in questi giorni il 70°anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata all’indomani del 2° conflitto mondiale.

Ricordiamo in proposito  l’osservazione del Papa San Giovanni XXIII:  «Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in  quella coscienza non può non   sorgere l’avvertimento dei rispettivi doveri: nei soggetti che ne sono titolari, del dovere di far valere i diritti come esigenza ed espressione della loro  dignità; e in tutti gli altri esseri umani, del dovere di riconoscere gli stessi diritti e di rispettarli».

La pace, in effetti, è frutto di un           grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di  essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima, ed è facile riconoscere tre    dimensioni indissociabili di questa pace   interiore e comunitaria:

 

– la pace con sé stessi, rifiutando l’intransigenza, la collera e l’impazienza e, come          consigliava San Francesco di Sales, esercitando “un po’ di dolcezza verso sé stessi”, per offrire “un po’ di dolcezza agli altri”;

– la pace con l’altro: il familiare, l’amico, lo straniero, il povero, il sofferente…;              osando l’incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé;

– la pace con il creato, riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di       responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell’avvenire.

La politica della pace, che ben conosce le fragilità umane e se ne fa carico, può sempre attingere dallo spirito del Magnificat che    Maria, Madre di Cristo Salvatore e Regina della Pace, canta a nome di tutti gli uomini: «Di    generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; […] ricordandosi  della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre» (Lc 1,50-55).

Francesco – fine