Per comprendere meglio, leggiamo i versetti che precedono:
“Ricorreva allora a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore” (Gv 10, 22-26).
E Gesù continua:
“Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono” (Gv 10,27).
Esaminiamo le caratteristiche delle pecore di Gesù:
- Ascoltano la sua voce. Il che esprime non solo una docilità ma anche la gioia che provano nell’ascoltarlo. Per davvero questo ascolto diventa formativo della mente e del cuore.
- Sono conosciute da Lui. E questo dice una relazione vera che va da un dialogo a tutto campo ad un colloquio personale. Il dialogo esprime un sentire comune con gli altri che condividono questo rapporto con Lui e il colloquio incide nel profondo e fa scoprire quel progetto personale che c’è in ognuno.
- Lo seguono. Hanno un solo motivo di vita: agire come Lui ha agito! Seguirlo comporta un lasciare le proprie sicurezze, un proprio modo di pensare per entrare nelle sua dimensione divina. Non sono più capaci di dire “io” ma “noi” insieme a Gesù.
Quale la sorte delle pecore di Gesù? Dice Gesù: “Nessuno le strapperà dalle mie mani…e dalla mano del Padre ” (Gv 10 28.29).
È una espressione forte che dice un’appartenenza. Qui non si tratta di possesso egoistico ma di un legame che è inscindibile, forte e vero.
“Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno” (Gv 10,28).
Si tratta della fedeltà di Dio che non rinuncia a nessuna delle sue creature e le vuole con se per sempre.
Come concludere?
- Non fermarsi al negativo che incombe nella vita. Saper ricominciare sempre con la sicurezza che Gesù e il Padre sono sempre pronti a rialzarci e rimetterci in carreggiata.
- Imparare ogni giorno di più a condividere la fede. Ognuno sia consapevole che non può, da solo, avere la comprensione di Gesù che è bene oltre la sua personale esperienza.
- Essere pieni di gioia e di Spirito Santo. Chiedere la luce per vedere ciò che Gesù è e vuole. Solo lo Spirito conosce i segreti di Dio e quindi sa come realizzare in noi quel Gesù che deve vivere in ognuno.
- Non temere la tribolazione. Essa ha il tempo segnato ed è radice di un benessere completo dove nulla più si cerca perché sazi di vita e di amore!
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