Vespertina della Vigilia.
1. “Possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti noi siamo stati salvati” (Rm 8,23.24).
“Il compimento avvenuto in Cristo non ha esaurito la promessa. Noi, dice S. Paolo con singolare contrasto, “possediamo… aspettando”, possediamo e aspettiamo. Proprio perché quello che possediamo non è ancora la pienezza, ma solo una primizia, un anticipo, nasce in noi la speranza. Anzi il desiderio, l’attesa, l’anelito si fanno ancora più intensi di prima, perché ora si sa cosa è lo Spirito. Sulla fiamma dell’umano desiderio, la venuta dello Spirito a Pentecoste ha, per così dire, aggiunto combustibile” (P. Cantalamessa)
Tale anticipo si sviluppa in preghiera sicura, perché fatta dallo Spirito stesso e in testimonianza che sgorga dal cuore senza sforzo. Lo Spirito sa dire “Gesù”, lo sa trasmettere.
Messa del giorno.
2. “Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro” (At 2,3)
Lo Spirito scende su tutti ma si fa sentire in ciascuno. Lo Spirito è Uno ma la manifestazione è molteplice. Va comunque sempre salvata l’unità che dà senso alla diversità, la quale così non va alla deriva trasformandosi in soggettivismo e individualismo. L’unità dà la coscienza che lo Spirito è in noi e non siamo noi a gestire noi stessi e il nostro agire.
3. “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: ‘Abbà, Padre!” (Rm 8,15)
E per questo possiamo acquisire tutti i diritti dei figli, eredità compresa; dopo però che noi abbiamo condiviso anche la via oscura della sofferenza e della morte.
4. “Se mi amate, dice Gesù, osserverete i miei comandamenti. E io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre…Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,16.23)
Il sostantivo «comandamenti» ci fa subito pensare al decalogo o ad altri comandi di Dio simili a quelli rivelati a Mosè nelle tavole della Legge.
Ma il termine entolê, preferito da Giovanni, è composto dal verbo tello (che significa mettere, porre, collocare) preceduto dalla preposizione en, che significa «in», «dentro».
È dunque un porre-in, un porre-dentro. Si tratta di custodire il dono che lo Spirito di Dio depone nella nostra vita, perché non vada perso, sprecato, reso vano, ma al contrario possa fruttificare.
È Lui che rimane con noi per sempre così che il suo Amore depositato in noi si diffonda come vita. È l’Amico che accompagna e che guida per i suoi sentieri di luce, apre squarci di mondo mai prima conosciuti che svelano nella maniera più limpida e chiara quanto ha detto o desiderava dire Gesù.
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