25.08.2019 – 21^ Tempo Ordinario: NULLA SENZA FATICA – Lc 13, 22-30
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,Nelle comunità di Luca si sono infiltrati lassismo, stanchezza, presunzione di essere apposto con Dio, la supponenza, la convinzione che bastino i buoni propositi e che la salvezza possa essere ottenuta a buon mercato.
Si parte da una domanda: “sono pochi quelli che si salvano?” (v.23).
Gesù non risponde direttamente alla domanda. Non entra in speculazioni sulla fine del mondo e sulla salvezza eterna, gli preme chiarire come si entra nel regno di Dio, cioè, come si diviene e come ci si mantiene oggi suoi discepoli.
Gesù dice: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta” – 13,24. Si tratta di qualcosa che “costa”, non quindi un entrare con disinvoltura.
È una porta d’ingresso e quindi dice casa, famiglia. Per cui è immediato il riferimento ai rapporti che vanno intessuti con gli altri e che permettono di poter vivere insieme. Quel dire: noi siamo stati a mensa con te, ti abbiamo ascoltato in piazza nasconde la formalità della vita, un vivere tra gli altri ma non con gli altri, senza coinvolgimento, senza relazione vitale.
È vivere il comandamento “Amatevi”!
Lo sforzo per volersi bene dà una forma giusta ad ognuno, la forma del suo limite, che è poi la sua grandezza e anche la sua vera identità.
È il richiamo dunque all’azione di purificazione del proprio io per la realizzazione del noi, di un vivere con gli altri in maniera vera e autentica.
E gli altri possono essere:
- Amici con i quali è più facile relazionarsi;
- Fratelli che non si scelgono ma si accettano;
- Nemici da amare e non da scartare;
- Emarginati da far sentire a loro agio;
- Poveri e soli da scegliere come privilegiati.
In conclusione:
si tratta di far di ogni difficoltà che comporta il vivere con gli altri, l’accogliere l’altro, una pedana di lancio verso il cielo, cioè il modo per comprendere che il cielo è aperto – come dice Gesù – in comunicazione, già fin d’ora, con la terra.
Per entrarvi c’è appunto bisogno di perdere le categorie del benessere umano personale, che dà felicità illusoria o temporanea, per acquisire il modo di pensare celeste, che vita felice insieme, dove c’è il Padre con tanti figli.
È la molteplicità degli altri, la realizzazione della comunione fino all’unità, il lasciapassare giusto.
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