Non è ancora entrato nella prospettiva di sentirsi chiamare «eminenza». E a chi lo avvicina immaginandolo già con la porpora risponde con il sorriso che lo caratterizza e l’ironia tutta toscana: «Resto un parroco di campagna». L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, è il nuovo cardinale italiano «a sorpresa».
Lo racconta lui stesso alla vigilia della sua partenza per Roma, fra un appuntamento e l’altro della sua fitta agenda che non ha modificato di una virgola dopo l’annuncio di papa Francesco. «Allo stupore iniziale – ammette – è seguita una certa trepidazione per l’alta responsabilità cui il Pontefice mi chiama».
«Alla soglia dei settantadue anni – afferma il neo porporato originario di Marradi sull’ Appennino tosco-romagnolo, ma fiorentino d’adozione – mi metto a servizio della Chiesa universale attingendo all’esperienza di quarantotto anni di sacerdozio durante i quali sono stato anche formatore in Seminario e all’esperienza di vescovo maturata in due decenni».
Più volte Bassetti si è soffermato sulla «nuova stagione» che la Chiesa sta sperimentando. «Siamo davanti a profonde trasformazioni sociali – chiarisce –. L’umanità sembra non riconoscere più i segni della presenza del divino. Però nel profondo dell’ animo umano riecheggiano i grandi interrogativi della vita. Ecco, la Chiesa che è madre e maestra ha il compito di suscitare nel cuore di tutti l’anelito alla dignità, alla bontà, al bene supremo. Papa Francesco desidera una Chiesa aperta e vicina all’uomo dei nostri giorni. Un uomo spesso ferito che, però, cerca quel Dio che si è incarnato nella storia e che gli è venuto incontro col suo amore infinito».
Nel Dna di Bassetti c’è l’attenzione alla formazione dei sacerdoti che ha segnato il suo ministero: del resto è stato sia rettore del Seminario di Firenze, sia visitatore dei Seminari d’Italia per dieci anni. «Abbiamo bisogno di preti che sappiano stare nel mondo e, al tempo stesso, siano autentici cercatori del volto di Dio. Oggi i sacerdoti hanno necessità di personalità e coscienze ben formate, pronte a resistere ai condizionamenti mondani. I giovani che si incamminano verso il presbiterato devono essere consapevoli che si tratta di una scelta radicale. Perciò serve il sostegno delle realtà in cui vivono, a cominciare dalla famiglia».
Proprio la famiglia sarà al centro dell’assemblea del Sinodo dei vescovi che si terrà a ottobre. «Secondo la conversione pastorale proposta dal Papa – spiega Bassetti – occorre far capire ai fidanzati che l’indissolubilità del matrimonio è una buona notizia, prima che una norma canonica. La volontà di unire le esistenze non è affidata soltanto alle proprie forze ma è il Signore che si compromette con i coniugi. E questa prospettiva può contribuire a rendere la pastorale familiare meno astratta e più evangelica».
(dall’intervista su Avvenire del 20.02.2014)
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