13.05.2018 – Ascensione del Signore: ANDATE A PROCLAMARE IL VANGELO!
, Con 0 Commenti, Categoria: Liturgia, Omelie,“Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura” (Mc 16,15).
La missione dei credenti è di andare, non di rimanere fermi, e proclamare il Vangelo che è la buona notizia.
E la buona notizia è questa: Dio è amore e chiede solo di essere accolto. Si offre non per togliere qualcosa all’uomo, ma per potenziare la sua esistenza. E da questo amore di Dio nessuna persona, qualunque sia la sua condotta o il suo comportamento, può sentirsi esclusa.
Continua Gesù: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,16).
‘Credere’ è accogliere questa potenza d’amore per essere poi disposti a comunicarla agli altri.
“Essere battezzati” vuole esprimere una conversione, cioè il ‘cambio di orientamento’ della propria esistenza; se fino a quel momento uno è vissuto per sé, adesso si decide di orientare diversamente la vita e di vivere per gli altri.
“Chi non crederà”, rifiuta di accogliere me donare l’amore, rimanendo nel suo egoismo, centrato soltanto sui propri bisogni e sulle proprie necessità, sarà condannato – non da Dio perché Dio è amore e non condanna -, ma è lui stesso che si condanna.
Poi ci sono i segni che accompagnano i credenti nella loro missione, sono segni civili, umani, sociali, che riguardano l’insieme della vita come scelta non violenta.
“Esprimono la capacità di affrontare realtà avverse non superandole in maniera offensiva o polemica, ma nella totalità e inermità della pace.
“Se berranno qualche veleno, non recherà loro danno”: traduce bene la capacità di sopportare difficoltà, contrasti, critiche, derisioni e di sopportarle con pace e coraggio. E ancora: “prenderanno in mano i serpenti”: esprime la capacità di affrontare la complessità sociale e culturale di oggi senza spaventarsi, senza sentimenti di inferiorità, bensì con la certezza che Dio è con noi sempre. È il non aver timore di situazioni che, di per sé, possono turbare.
È la vita nuova in Cristo, la testimonianza che Gesù è Signore della storia e produce una generazione di uomini e di donne nuove, la cui caratteristica è la pace, la capacità di perdono a cominciare dalle più piccole circostanze della vita, non l’aggressività e la polemica” (Martini).
Anche “parleranno lingue nuove” dice bene la novità del parlare, un parlare che sorprende, che stupisce e che reca pace al cuore.
In particolare l’espressione finale “e questi (i malati) guariranno”. Il testo greco dice “e questi avranno bene”. Gesù, il Signore, non dà la capacità – magari – di guarire gli ammalati, ma di far sì che stiano bene, questo sì: un affetto cioè, una premura, un’attenzione e un servizio in modo che le persone anche nella loro malattia, nella loro infermità, possano in qualche maniera stare bene.
Per questo possiamo chiederci:
- Rispondo male per male, offesa per offesa, critica per critica?
- Sono pungente con chi lo è con me, sono aggressivo per timore di essere per primo aggredito, sono desideroso di conquistare una situazione per non esserne sopraffatto?
Oppure
- Vado in giro per il mondo con fiducia nella forza dell’amore, del perdono, della pace, della misericordia, della mitezza evangelica, della compassione di Dio per l’uomo?
- Sono capace di guarire intorno a me, — imponendo le mani dell’amore, della carità, del servizio — le ferite della violenza che fanno strage nella nostra società creando generazioni di persone frustrate, amare, acide, aggressive le une contro le altre?
- Sono capace di portare la pace, di imporre le mani a questi malati e di farli guarire, cioè farli star bene pur in una situazione precaria?
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