Una confidenza personale di Papa Francesco:
«Quando ero in Polonia, a Cracovia, a pranzo con i giovani nella giornata mondiale della gioventù, un giovane mi ha domandato: “Padre, cosa devo dire a un amico che è bravo — è bravo! — ma è ateo, non crede: cosa devo dirgli perché creda?».
Questa «è una bella domanda, tutti noi conosciamo gente allontanata dalla Chiesa: cosa dobbiamo dire loro?».
In quella occasione la mia risposta alla domanda di quel giovane è stata: «Senti, l’ultima cosa che devi fare è dire qualcosa! Incomincia a fare e lui vedrà cosa tu fai e ti domanderà; e quando lui ti domanderà, tu di’».
«Evangelizzare è dare questa testimonianza: io vivo così, perché credo in Gesù Cristo; io risveglio in te la curiosità della domanda “ma perché fai queste cose?”». E la risposta del cristiano deve essere questa: «Perché credo in Gesù Cristo e annuncio Gesù Cristo e non solo con la Parola — si deve annunciarlo con la Parola — ma soprattutto con la vita». Dunque «farsi tutto a tutti, andare dove tu ti trovi, nello stato di anima in cui tu sei, nello stato di crescita nel quale tu sei».
Qual è la mia ricompensa?
Lo scrive Paolo: «Annunciare gratuitamente il Vangelo. Gratuitamente perché? Perché noi abbiamo ricevuto gratuitamente il Vangelo. La grazia, la salvezza non si compra e neppure si vende: è gratis! E gratis dobbiamo darla». Proprio «questa gratuità, questa testimonianza nell’annunciare Gesù Cristo la vediamo in tanti uomini, donne, consacrate, consacrati, sacerdoti, vescovi, che si fanno tutto a tutti, gratuitamente».
Una gratuità che si ritrova in tutta la storia della Chiesa. «san Pietro Claver, un missionario: è andato lontano ad annunciare il Vangelo. Forse lui pensava che il suo futuro sarebbe stato predicare: nel suo futuro il Signore gli ha chiesto di essere vicino, accanto agli scartati di quel tempo, agli schiavi, ai negri, che arrivavano lì, dall’Africa, per essere venduti». E quest’uomo «non ha fatto la passeggiata dicendo che evangelizzava; non ha ridotto l’evangelizzazione a un funzionalismo e neppure a un proselitismo». San Pietro Claver «ha annunciato Gesù Cristo con i gesti, parlando agli schiavi, vivendo con loro, vivendo come loro». E «come lui nella Chiesa ce ne sono tanti che annientano se stessi per annunciare Gesù Cristo».
Anche tutti noi abbiamo l’obbligo di evangelizzare, che non è bussare alla porta al vicino e alla vicina e dire: “Cristo è risorto!”». È anzitutto vivere la fede, è parlarne con mitezza, con amore, senza voglia di convincere nessuno, ma gratuitamente. Perché evangelizzare è dare gratis quello che Dio gratis ha dato a me.
Papa Francesco a S. Marta 9/09/2016 – 2^ parte