La sua fisionomia, in Gesù, sarà sempre così: umana! Sotto l’umano c’è Lui. Accogliere l’umano è accogliere ciò che Egli ha accolto e quindi accogliere Lui.
Anche l’Eucaristia traduce Dio in carne umana attraverso il pane e il vino.
Tutto in termini umani.
Gesù ricompone l’unità tra Dio e uomo, l’alleanza dall’inizio desiderata, voluta e sempre in atto.
“II Verbo di Dio – scrive sant’ Ireneo – abitò nell’uomo, divenne Figlio dell’uomo per abituare l’uomo ad accogliere Dio e abituare Dio ad abitare nell’uomo secondo il beneplacito del Padre”. L’umano di ognuno di noi, nasconde il divino che c’è dentro, inarrestabile.
È importante vedere l’altro come il proprio tu, esattamente come fa Dio che ci considera interlocutori a pieno titolo.
Il Natale oggi è rivoluzione perché non si tratta di consumare cose ma di riceverci in dono gli uni gli altri.
Gesù dice che ci ha chiamato amici perché ci ha fatto conoscere tutto ciò che ha udito dal Padre (Gv 15,15). È un dire: viviamo insieme come figli e fratelli!
Ma perché ciò possa accadere è necessario ripartire dal piccolo che vive ora con una mamma e un papà, Maria e Giuseppe, dando un’ indicazione precisa: desidero stare con voi, se lo volete!
Da lì però scatta anche una presenza sempre più ampia e capillare. Quel vivere come Terzo tra i due, è principio attivo e propulsore per altri ambienti in cui si vive.
Oggi ovunque esistono almeno due persone decise ad accogliersi con amore sempre più pieno, reale e concreto, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, accade la presenza di Dio dentro l’umano che si vive.
Ed Egli è lo stesso, nostro contemporaneo, per mezzo del quale tutto è stato fatto. Egli che fa nuove tutte le cose. (dip)
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