CIO’ CHE URTA IL NEMICO
“Invero il diavolo ha poca paura di chi digiuna, fa le veglie e pratica la continenza, poiché ha tratto molti di costoro nel laccio della perdizione.
Ma quelli che vivono nella concordia come un solo animo nella casa del Signore, uniti a Dio e tra loro con il vincolo della carità, questi infliggono al diavolo, dolore, timore, livore.
Questa unità della moltitudine, non solo tormenta il demonio, ma ottiene anche il favore di Dio….”
(Opere di S. Bernardo voi 4 Sermoni In Avvento pp.638-639 Ed. Scriptorium Ciaravallense Fondazione di Studi Cistercensi Milano 2000)
LA FALSA UMILTÀ
Sant’Ignazio di Loyola, parla in una sua lettera della “falsa umiltà, che sarebbe un’arma che il diavolo usa per danneggiare le persone e dice:
“Vedendo (il diavolo) il servo di Dio tanto buono e umile che, pur compiendo la volontà di Dio, pensa di essere del tutto inutile e considera le sue debolezze e non la sua gloria, gli fa pensare che, se parla, di qualche grazia (come sarebbe la luce che viene dal vivere la Parola di Dio) concessagli da Dio Nostro Signore, grazia di opere, propositi e desideri, pecca con (una) specie di vanagloria perché parla a suo onore.
Procura quindi che non parli dei benefici ricevuti dal suo Signore, impedendo così di produrre frutto in altri e in se stesso, dato che il ricordo dei benefici ricevuti aiuta sempre a cose più grandi”
(epistolario, Lettera a Teresa Rejadell del 18.06.1536)
NELLA FEDE E NELLA CARITÀ DI CRISTO
“Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e per la lode a Dio.
Quando vi radunate spesso, le forze di Satana sono annientate e il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della vostra fede. Nulla è più prezioso della pace, che disarma ogni nemico terrestre e spirituale.
Nessuna di queste verità vi rimarrà nascosta se saranno perfetti la vostra fede e il vostro amore per Gesù Cristo. Queste due virtù sono il principio e il fine della vita: la fede è il principio, l’amore il fine. L’unione di tutte e due è Dio stesso, e le altre virtù che conducono l’uomo alla perfezione ne sono una conseguenza.
Dalla «Lettera agli Efesini» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire (Capp. 13 – 18, 1; Funk 1, 183-187)
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