Quando abbiamo saputo che una ragazza africana aveva perso il lavoro perché non conosceva a sufficienza la lingua italiana, abbiamo pensato di dare inizio ad una scuola gratuita per persone straniere. Uno di noi mette a disposizione la casa, alcuni giovani puliscono le pareti, altri si procurano tavoli, sedie e persino la lavagna. La scuola comincia; ci sforziamo di porre la solidarietà alla base di qualsiasi attività. Le lezioni si svolgono tre volte alla settimana e sono frequentate da una decina di persone, cattoliche e musulmane. Alla fine di luglio concludiamo il corso con una festa: noi portiamo i nostri piatti tipici e loro il cus-cus. Vengono altri amici, cantiamo e danziamo. Ad un certo punto Cady, musulmana, comincia a cantare un canto della messa cattolica per farci contenti.
Ormai è come se fossimo una sola famiglia. Nonostante la scuola sia finita, tanti rapporti continuano; qualcuno ogni tanto viene a farci visita. Tra qualche giorno si sposerà Mussà e ci ha invitati alla festa; proprio l’altro giorno ci diceva quanto sia stato importante per la sua vita la nostra amicizia. (L. G. – Italia)
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