Sapendo che era giunta la sua ora” … non attirò su di sé le attenzioni, né si curò di ciò che stava per accadere. Non pensò a sé e al suo dolore, alla passione che aveva dentro.
Ma “amò” … si pose fuori di sé e pensò “ai suoi” … a tutti coloro che il Padre gli aveva affidato (cioè tutti).
“Fino in fondo, all’estremo” … considerando tutte le più crude e orribili situazioni.
“Si mise a lavare i piedi” capovolgendo i ruoli: Dio Creatore che serve la sua creatura. È lì per essa. Dio per l’uomo.
Se Gesù sulla terra si è piegato fino a lavare i piedi dell’altro, allora vuol dire che in cielo si vivrà della beatitudine di Dio contemplato nel volto dell’altro.
Se Gesù ha voluto stabilire questo segno come il timbro in calce alla sua vita, allora vuol dire che la sua presenza resterà sulla terra quando almeno due persone sanno trattarsi così, gareggiando perché l’altro sia migliore di sé.
Così si esprimeva S. Gregorio Nazianzeno nei confronti dell’“amico” S. Basilio:
“Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice d’invidia; eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo. Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi. Se non si deve assolutamente prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, perché realmente l’uno era nell’altro e con l’altro”.
Concretamente:
1. Non avere più in testa di fare qualcosa per la propria gloria.
Aveva detto lo stesso Gesù: “E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? “ (Gv 5,44)
2. Far in modo che l’altro si senta più importante di sé. E perciò servirlo, vivere di lui, accogliere il suo bisogno, spostarsi dalla sua parte lasciando il proprio posto comodo, la vita vissuta per sé, posponendo il proprio bisogno, abbandonando la propria roccaforte di idee e comportamenti.
Dice ancora Gesù: “Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.” (Lc 22,27)
3. Prendere e mangiare il Corpo di Cristo, ricevere in dono lo Spirito e portare la comunione ai malati, è per un servizio a Gesù nel fratello.
Ricordare sempre: “quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”(Lc 17,10)