Ho 39 anni, mamma di due bambine. Valigie e biglietto sono pronti per un viaggio importante per la mia carriera di psicologa.
Un amico di infanzia, medico, viene improvvisamente a trovarci. Approfitto per chiedergli su una cisti al seno che da qualche tempo si fa sentire. Ciò che si prospetta sconvolge tutti i miei programmi. Mi chiedo cosa sarà delle bambine, del marito. Per telefono un’amica mi dice: “Ecco il momento di credere all’amore di Dio per te!”.
Rasserenata, comprendo che devo saper rispondere a questo amore. Biopsia, intervento chirurgico e chemioterapia seguono velocemente. Sia in ospedale che poi a casa, sento di essere sostenuta dall’amore di Dio con i suoi piccoli ma evidenti segni.
Come psicologa so che essere gravemente ammalati comporta una crisi seria anche a livello psichico, e per me l’ancora di salvezza è rivolgermi al Padre, ricominciare ogni giorno, offrirgli gradino dopo gradino il peso dell’ascesa al calvario, vivere bene ogni cosa che faccio come fosse l’ultima. So cosa mi attende, eppure è come se fosse iniziata un’avventura, un nuovo modo di vedere la vita e, cosa assurda anche me stessa, ringrazio Dio per il mio cancro. È la più grande lezione di vita.
R. M., Manila