Il pranzo del Papa, tra cantucci e ribollita, a fianco ai poveri di Firenze
, Con 0 Commenti, Categoria: Articoli,Tovaglie di plastica, piatti di carta e prodotti tipici toscani, assaggiati gomito a gomito con i più poveri di Firenze. Non poteva mancare in questa decima visita pastorale in Italia un momento del Papa nelle “periferie” a lui tanto care.
Accompagnato dal cardinale Giuseppe Betori, Francesco è quindi entrato nella Mensa, che dal 1949 accoglie e assiste quotidianamente centinaia di bisognosi. Un lavoro che prosegue oggi grazie al lavoro di circa 50 volontari. Il primo gesto del Pontefice nella struttura è stato ritirare il tesserino e registrarsi come tutti gli altri ospiti; poi ha salutato uno ad uno i 60 poveri presenti con cui si è seduto alla stessa tavola.
Inutile riferire la gioia e l’emozione che ha caratterizzato il momento conviviale, come racconta il direttore di Caritas Firenze, Alessandro Martini. “E’ stato tutto così emozionante che non saprei come descriverlo. Tutto troppo bello…”. Papa Francesco “è un uomo di una semplicità e di una capacità di relazione straordinaria. Ha messo tutti a nostro agio, ha parlato con tutti quelli che erano seduti a Mensa, non ha mancato di scambiare una parola con chi lo desiderava, ha benedetto ogni oggetto che gli veniva posto davanti. Alla fine ha regalato un rosario ad ognuno”.
E gli ospiti hanno ricambiato con diversi altri doni, in particolare una sciarpa bianca realizzata a mano da una anziana con la scritta ‘Papa Francesco amico di tutti, amico dei poveri’ che il Pontefice “ha apprezzato molto”. Poi altri oggetti semplici: “una scatola di cioccolatini, un cappello di lana, un numero infinito di lettere”.
A tavola Bergoglio “ha assaggiato tutto il menù”, composto soprattutto da prodotti tipici toscani: “ribollita con verdure e fagioli, pasta al ragù, puré di patate e, per dessert, i cantucci, tipico dolce fiorentino”. “Ha gradito tutto – racconta il direttore di Caritas Firenze – ed è pure entrato in cucina per salutare e complimentarsi con il cuoco”.
Il momento più significativo è stato, però, il saluto alla signora Elisabetta, responsabile della Mensa da tanti anni. “Ogni giorno lei garantisce che tutto vada nel migliore dei modi” e oggi – racconta Martini – era “preoccupatissima” perché “aveva paura che la situazione potesse ‘degenerare’ visto che tutti gli ospiti avevano annunciato l’intenzione di volersi far fotografare insieme al Papa, di scambiare una parola con lui….”. Per evitare troppo caos, la signora Elisabetta “ha lavorato senza sosta, tanto che Papa Francesco alla fine ha detto: ‘Lei è la papessa!’, e tutti abbiamo applaudito”.
“Vedendolo seduto lì a tavola, vicino agli anziani, ai poveri – conclude Alessandro Martini – il primo pensiero che ho fatto è che, sicuramente, con questo esempio ha messo in pratica quanto ci aveva detto questa mattina in Cattedrale: umiltà, disinteresse, beatitudine. Un luogo come la Mensa, che ogni giorno sperimenta la miseria umana di gente che non può permettersi un pasto caldo, è divenuto infatti un luogo di beatitudine grazie alla capacità del Santo Padre di essere un uomo ‘disinteressato’ a sé stesso e pienamente interessato agli altri, agli ultimi, ai bisognosi”.
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