Ha festeggiato attorniato dai suoi sette figli: e al giorno d’oggi è già una notizia. Se aggiungiamo che il celebrato è un prete di cento anni, e i quattro figli maschi sono tutti presbiteri pure loro, la storia diventa una buona notizia. Il protagonista è don Probo Vaccarini: sposo, vedovo e sacerdote. Il decano della Chiesa riminese che ieri ha tagliato il traguardo del secolo, è stato sposato con Anna Maria Vannucci e dalla loro unione sono nati sette figli, quattro maschi e tre femmine.
I maschi, uno dopo l’altro e con percorsi differenti per ciascuno, sono comunque tutti sacerdoti: don Giuseppe e don Giovanni sono inseriti nel servizio alle parrocchie della diocesi di Rimini (don Giuseppe nella zona di Misano Monte e Misano Mare, don Giovanni a Miramare), dopo aver prestato servizio per un tempo anche nella missione diocesana in Albania; don Gioacchino fa parte della Piccola Famiglia dell’Assunta, più conosciuta come Comunità di Montetauro; don Francesco è sacerdote diocesano a Terni. Se avere quattro figli oggi è insolito, lo è ancora di più vederli accomunati nella scelta del sacerdozio. Se poi si pensa che il loro genitore è a sua volta sacerdote, siamo al record. O quasi.- «Lo credo anch’io – ammette sorridendo don Probo – ma non è colpa mia. In un primo momento, il mio padre spirituale, padre Pio Delle Piane di Montefiore, mi consigliò di rendermi disponibile per un ministero laicale e così, dopo l’adeguata preparazione, divenni accolito. Ma avendo frequentato il triennio di teologia per laici mi fu anche proposto il corso per il diaconato permanente. La cosa mi faceva un po’ paura, ma rassicurato dai miei figli e pensando che altri tre anni di preparazione avrebbero potuto cambiare tante cose, accettai».
Nato nel 1919, Probo Vaccarini partecipa nel 1942 come soldato alla campagna di Russia.
Tornato a casa, si tuffa negli studi e diventa geometra. A 33 anni sposa Anna Maria Vannucci. Discepolo di padre Pio, che conosce e frequenta personalmente (portando tanti fedeli dal santo di Pietrelcina), è proprio durante una Messa a San Giovanni Rotondo che sente dentro di sé «come la voce di padre Pio che mi diceva: “Tu sarai sacerdote”. Intanto a Rimini, il vescovo mi aveva affidato come diacono la parrocchia di San Martino in Venti. Potevo svolgere la pastorale ordinaria, ma il problema era trovare sempre qualche prete che venisse a dire la Messa. Di lì è partita la mia ultima tappa, con la domanda al vescovo, il parere del Consiglio presbiterale, il nulla osta del Vaticano… L’8 maggio del 1988, all’età di 69 anni, il vescovo Locatelli mi ha ordinato prete».
Trent’anni dopo, don Probo va ancora a San Martino in XX, nel primo entroterra riminese, certo aiutato e sostenuto: celebra l’Eucaristia. E confessa. Per ciascuno ha una parola. «Sono stato padre e marito, prima di diventare prete». E pazienza se la memoria a volte fa cilecca. «Sacerdote: chi l’avrebbe mai pensato? Eppure mi sento come un sacerdote fresco di ordinazione». Don Probo, qual è la sua gioia più grande? «Poter ogni giorno dire: questo è il corpo di Cristo» risponde senza esitazione il sacerdote centenario.
La diocesi lo ha festeggiato con una Messa concelebrata nella Cattedrale stracolma di fedeli e presieduta dal vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi. «Oggi tu ci consegni due messaggi, caro don Probo – ha detto il vescovo –. Il primo è rivolto a tutti i fratelli e a tutte le sorelle di fede. Oggi noi cristiani siamo chiamati a vivere in un mondo che non riesce più a trovare l’indirizzo di casa della gioia. D’altro canto è la gioia l’unico segnale di Vangelo che anche i non credenti sono ancora in grado di decodificare e che può metterli seriamente in una crisi salutare. Papa Francesco ci scuote: “Non lasciamoci rubare la gioia! Un cristiano non può mai essere triste”». Il secondo messaggio il vescovo lo ha rivolto – tramite don Probo – anche a tutti i preti, prendendo spunto dalle parole incandescenti di san Paolo. «Con te, caro don Probo, noi, pastori, in rappresentanza dell’intero presbiterio di Rimini, diciamo forte, con la solennità di un giuramento e con tutta la grinta che lo Spirito del Risorto ci mette in corpo: “Noi non intendiamo fare da padroni della vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia”». E quella di don Probo – uomo, cristiano, prete – è davvero una vita secolare profumata di gioia.
Paolo Guiducci Avvenire 05.06.2019
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