Come se Dio stesso dicesse:
vi annuncio che mio Figlio è risorto. E siccome l’ho mandato in mezzo a voi, uomo tra gli uomini, la sua risurrezione è come la primizia della vostra. Anche voi risorgerete. Vi avevo dato il Figlio, l’avete maltrattato, fino alla croce. Me l’avete riconsegnato morto.
Io sono l’amore e ve l’ho ridato il terzo giorno; non soltanto restaurato nella sua carne nuova, ma anche diventato l’inizio di una nuova umanità.
Solo chi ha toccato dentro di sé il Risorto può dire credibilmente agli altri ciò che Giovanni diceva di sé: «Ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato […] noi lo annunziamo anche a voi» (1 Gv 1, 3).
Il testimone è colui che può annunciare ciò che ha visto.
Nella cultura greca, si chiamava martyr colui che in tribunale faceva la deposizione a favore di un altro. Quando si trattò di definire i testimoni oculari, seguaci di Gesù, che avevano visto e toccato Lui e i suoi segni continui, si prese in prestito la parola dal vocabolario giuridico. Così noi troviamo, negli Atti degli apostoli, tradotta l’espressione che Gesù usò in aramaico, con la parola martyr: «Sarete miei testimoni fino ai confini della terra» (At 1, 8).
Ed era così fondamentale tale testimonianza, che quando si trattò di scegliere un successore a Giuda nel collegio dei Dodici, si propose come criterio uno che fosse «testimone della risurrezione» (At 1, 22). Ora, se la risurrezione è criterio di appartenenza, lo è per sempre.
La Risurrezione non può essere mistificazione. I «cieli nuovi» e la «terra nuova», inaugurati con la risurrezione, sono già iniziati nella storia. Il mondo nuovo è il modo nuovo di vivere tra gli uomini.
Il cristiano deve essere l’esperto della vita e dell’entusiasmo fattivo per la vita. Non solo per la sua vita, ma anche per quella dell’altro. Anzi, il vero test della passione per la vita è dato dalla misura della passione per la vita dell’altro.
La risurrezione è la festa dell’entusiasmo di Dio per la vita dell’uomo. Dio Padre ha risuscitato il Figlio alla vita umana definitiva.
La maggior parte dell’umanità, oggi, geme nella condizione di morte. Il Terzo e il Quarto Mondo sono formati da uomini spenti. Essi sono tenuti spenti, nelle loro potenzialità fisiche e spirituali, dal materialismo. Questo consiste nel voler possedere sempre più cose e possedere gli uomini come se fossero cose.
Cristo risorto cerca dai suoi seguaci segnali sul cammino inverso.
Il mondo aspetta di vedere, nelle figure dei credenti, mani trafitte da toccare. Trafitte, per il sacrificio della fedeltà all’uomo più indifeso.
Per far marciare gli uomini nella storia, bisogna saper marcire nei solchi della storia. Come il chicco di frumento, secondo la legge pasquale (cf. Gv 12,24).