La speranza è un colpo di genio di Péguy. Prima di lui nessuno ha espresso l’amore del Padre con una tale audacia.
“La speranza, – dice Dio -, ecco quel che mi stupisce…Che quei poveri figlioli vedano come van le cose e che credano che domani andrà meglio. Che vedano come va oggi e che credano che andrà meglio domani mattina.
Questo è stupefacente ed è davvero la più grande meraviglia della nostra grazia. Che cosa bisogna che sia la mia grazia e la forza della mia grazia perché questa piccola speranza, vacillante al soffio del peccato, tremante per tutti i venti, ansiosa per il minimo alitare, sia così invariabile, si mantenga così fedele, così diritta, così pura; e invincibile, e immortale, ed impossibile da estinguere. Che brucia eternamente dentro la lampada fedele.
La fede va da sé. Per credere non c’è che da lasciarsi andare, non c’è che da guardare.
La carità va da sé. Per amare il prossimo non c’è che da lasciarsi andare, non c’è che da guardare quanta desolazione.
Ma la speranza non va da sé.
Per sperare bisogna essere felice, bisogna aver ottenuto, aver ricevuto una grande grazia.
È la fede che è facile ed è non credere che sarebbe impossibile.
È la carità che è facile ed è non amare che sarebbe impossibile.
Ma è sperare che è difficile e quel che è facile ed è la tendenza, è disperare ed è la grande tentazione.
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