LE OMELIE DI NATALE

LE OMELIE DI NATALE

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Natale notte: 25.12.2023
LO POSE IN UNA MANGIATOIA (Lc 2,7)
IL MOMENTO ATTUALE.
Incontrando i ragazzi dell’Azione Cattolica Italiana papa Francesco ha detto:
“Venendo qui, voi avete voluto ricordare, con il simbolo delle stelle, i vostri coetanei che sono morti in questi mesi a causa dei combattimenti, e che come piccole luci ci guardano dal cielo.
Sapete quanti bambini sono morti a Gaza in questa ultima guerra? Più di tremila. È incredibile, ma è la realtà.
E in Ucraina sono più di cinquecento, e nello Yemen, in anni di guerra, sono migliaia. Il loro ricordo ci invita ad essere a nostra volta luci per il mondo, per toccare il cuore di tante persone, specialmente di chi può fermare il turbine della violenza” (15.12.2023).
E da Famiglia Cristiana.it leggiamo:
“Niente luci, accensione di presepi, incontri. Nella città dove è nato Gesù, in Cisgiordania, le autorità locali hanno annunciato che la comunità cristiana sospenderà i festeggiamenti pubblici per Natale come gesto di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza.
Le funzioni religiose saranno comunque svolte, ma sono state annullate le manifestazioni del periodo natalizio.
Con le stesse ragioni sono stati sospesi i festeggiamenti del Natale anche a Gerusalemme e in Giordania, il paese che ospita la più alta concentrazione di rifugiati palestinesi al mondo”.
DI FRONTE ALLO SCENARIO
Fu posto in una mangiatoia. E anche oggi sembra non avere posto nei cuori perché occupati da odio, rancore e di distruzione.
Ma Gesù viene in questo mondo, in ogni tempo e in ogni situazione. perché Lui sa bene come si ammansisce il lupo e si chiude la bocca al leone ruggente. È far udire il grido della sua vendetta: tu mi uccidi e io continuo ad amarti! Più infierisci su di me e renderai ancor più robusto e forte il mio amore.
E in mezzo alla morte Egli può gridare: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25-26).
È per davvero impossibile sloggiare Gesù che, facendosi carne, si traveste in mille fogge; e se ne provi ad annullarne una, Egli si manifesta in un’altra. E se egli non si vede nella gioia, lo si scorge nel suo pianto “perché non si riconosce il tempo della visita di Dio” e vive in chi muore per la forza di Lui Risorto. Mi è rimasta impressa la frase che ho sentito in Terrasanta nel 1995: ho mandato mio Figlio e l’avete ucciso; l’ho fatto risorgere e ve lo ridono; ma non potete più fargli del male”.
Rimane quello fatto ai suoi fratelli ma può essere quel sangue che purifica e diventa seme di nuova vita. Lo scrittore cristiano Tertulliano (155-230 circa), era fermamente convinto del positivo contagio del testimone-martire, al punto da scrivere:
“Il sangue dei martiri è il seme di nuovi cristiani”.
Il padre di Giulia Cecchettin gli fa eco:
“voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace”.


Natale Aurora: 25.12.2023
TROVARONO IL BAMBINO ADAGIATO IN UNA MANGIATOIA (Lc 2,16)
La grande ruota della storia aveva sempre girato nella stessa direzione: dal piccolo verso il grande, chi ha di meno sottomesso a chi ha di più, il debole schiacciato dal forte.
Quella notte la grande ruota della storia, per un attimo, alla nascita di Gesù si è bloccata. C’è stato un nuovo in principio e da lì qualcosa ha cominciato a girare all’incontrario e il senso della storia ha imboccato un’altra direzione: Dio verso l’uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una città a un villaggio, dal tempio a una grotta” (Ronchi)
Sarà per questo che noi non lo troviamo: lo pensiamo troppo potente, Colui che viene a compiere opere grandi, che ci appiana la strada della felicità, che è a nostra disposizione per fare ciò che gli diciamo senza chiederci se è veramente importante.
E allora dovrò cambiare anch’io strada e prendere quella dei pastori. Penso: ma quel giorno chi ha portato al pascolo le pecore? Essi sono andati, hanno rotto la routine della loro vita e le pecore, ignare, già sentivano l’odore di un nuovo pastore, quello dai verdi pascoli.
E così quella mangiatoia poteva esprimere quel nuovo cibo dato per poter vivere: è il prendete e mangiate che sarebbe risuonato in ogni angolo di terra. Quella mangiatoia contiene il segreto dell’eucaristia.
Tutto è nascosto nel mistero. Il pastore dalle mani vuote Si racconta che la Notte Santa – quando gli angeli cantavano il “Gloria” nel cielo e annunciavano la Buona Notizia sulla terra – anche un povero pastore ricevette l’invito a recarsi a Betlemme. Era un povero pastore, anzi il più povero di tutti! Ogni pastore aveva trovato qualcosa da portare in dono: chi un agnello, chi una focaccia, chi del pecorino, chi un indumento di lana ben calda… lui, il più povero, non aveva trovato proprio nulla. Tanto che diceva tra sé: “Non ho proprio nulla: non posso andare a Betlemme. Infatti, cosa porterei?” Così pensava e così fece presente a quanti insistevano perché si unisse alla loro comitiva. Ma tanto dissero e tanto fecero che lo trascinarono insieme a loro. Durante il viaggio non riuscì a pensare niente e camminava quasi tranquillo. Ma quando fu nel riparo per le bestie dove appunto era il Bambino con Maria e Giuseppe, fu preso dall’emozione… Ecco avanzavano gli altri e offrono i loro doni… e Maria, la madre del Bambino, si dispone a ricevere i regali… ma ha il Bambino tra le braccia: come fare? Guarda attorno e, come scorge il povero pastore, il più povero di tutti, e le sue mani vuote, lo chiama a sé, china il capo sorridente e gli adagia il Bambino tra le braccia! Solo in quel momento il pastore capì che per poter accogliere quel Bambino bisognava avere le mani vuote! (di Silvano Fausti)


Natale Giorno: 25.12.2023
IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI” (Gv 1,14) L’amore scende
Secondo un calcolo terreno, secondo i parametri della nostra ragione avvezza ai confronti, il Dio lassù, nell’alto dei cieli, è più; il Dio della mangiatoia è meno. Ma agli occhi di Dio è ben diverso: il Dio che si aliena e si dona fino all’ultimo e all’infimo è un Dio divino, è più Dio. Semplicemente perché un Dio simile è più amore, e Dio è amore.
Proviamo ad esprimere questo evento con un’immagine.
Dio chiede all’uomo: come va? E per costatarlo concretamente discese personalmente dal cielo là dove l’uomo si trova e Il Verbo si è fatto carne.
Dio non ha mandato la sua Parola per risolvere i problemi, ma per fare comunione con noi. Nel Vangelo di Giovanni la parola “carne” ha un significato ben preciso. È più del semplice assumere la natura umana.
Essa richiama la realtà umana nella sua impotente perplessità, nella sua fragilità, nella sua confusione e nel suo sgomento, nella sua volubilità e incostanza, nella sua incapacità di sussistere per se medesima. Non ha detto: ti tiro fuori; ha detto invece: mi abbasso e scendo a te in te.
Un giorno troveremo Gesù che è stanco e assetato (Gv 4,6-7), che piange (ib.11,35), che prova turbamento (Ib. 12,27;13,21). Egli è pienamente solidale con la storia e con tutti gli esseri. Viene qui evocata tutta la distanza tra uomo e Dio che in Gesù viene superata. È come se Gesù dicesse a ciascuno di noi: Io resto qui, divento come tu sei, divento uomo. Vengo con te sino alla morte e, attraverso la morte, sino alla vita. Così sarai salvo! La gloria di Dio è l’uomo vivente.
Scrive abilmente D. Bonhoeffer, prete ortodosso, giustiziato ad Auschwitz:
“Guardate Dio divenuto uomo, guardate l’imperscrutabile mistero dell’amore di Dio per il mondo. Dio ama l’uomo, Dio ama il mondo. Non un uomo ideale, ma l’uomo così com’è; non un mondo ideale, ma il mondo reale. L’uomo e il mondo nella loro realtà, che a noi paiono abominevoli per la loro empietà, e da cui ci ritraiamo con dolore e ostilità, sono invece per Dio l’oggetto di un amore infinito…: Dio diventa uomo, vero uomo.
Mentre noi cerchiamo di superare la nostra umanità e di lasciarcela indietro, Dio diventa uomo…
Noi facciamo distinzione tra pii ed empi, tra buoni e cattivi, tra nobili e comuni. Dio ama l’uomo vero…
Dio si pone a fianco dell’uomo vero e del mondo reale contro i suoi accusatori… L’uomo che si allontana disgustato dagli uomini lasciandoli a loro stessi, che preferisce coltivare il suo orticello anziché avvilirsi partecipando alla vita pubblica, soccombe al pari del malvagio alla tentazione di disprezzare gli uomini…
Chi disprezza l’uomo disprezza ciò che Dio ha amato; anzi, disprezza la figura di Dio che si è fatto uomo».
Se Dio non si fosse fatto
piccolo e inerme come un bambino,
non avrebbe potuto raggiungere tutti.
Un neonato non può far paura,
si affida alle tue mani,
vive solo se qualcuno lo ama.
Così le madri fanno vivere i loro figli:
li nutrono di latte e di sogni,
ma prima ancora di amore.
Gesù vivrà perché è amato.
E oggi Dio vive tra noi per il nostro amore.
Vive lì dove tu abiti,
solo per il tuo amore.
Ora sta a noi aiutare Dio
ad essere vivo in questo mondo,
a incarnarsi ancora in queste case,
in queste strade, in questi paesi.
Nasce in quegli uomini che vogliano
diventare tanto piccoli e tanto liberi
da essere incapaci di aggredire,
di odiare, di minacciare.