Con un marito dedito all’alcol non esistevano più le feste, ricorrenze, amicizie. E sarebbe stato sopportabile se non ci fossero stati anche gli scatti violenti. Vivevamo della sua pensione (quando riuscivamo a non fargliela spendere) e dei lavori di pulizia che svolgevo nel palazzo. In certi momenti andare avanti così richiedeva eroismo. “Perché non lo lasci?”, mi ripetevano i parenti e gli stessi figli, andati via di casa per causa sua. Ma poi sarebbe finito sulla strada. Questo mi tratteneva; era il padre dei miei figli.
Nei giorni nei quali ha dovuto subire un’operazione, l’assenza di alcol lo rendeva ancora più agitato. Tuttavia, ha accettato di sottoporsi a una cura disintossicante. È stata lunga, ma ha cominciato a fare qualche passo. Mi sembrava di vedere un bambino che impara a camminare.
Dopo qualche anno, gli è ritornata la voglia di vivere, di godersi la famiglia e anche il primo nipotino. Ci avviamo alla fine della vita. Posso dire che senza la Fede non avrei avuto la forza per stargli accanto. (M. D. – Ungheria)
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