Nell’ottobre del 1957 moriva ghigliottinato a 27 anni Jacques Fesch. Oggi è in corso il suo processo di beatificazione: eppure aveva ucciso un poliziotto dal quale era stato inseguito dopo una rapina.
Chi era dunque quest’uomo braccato e graziato dall’amore di Dio, al punto da esprimere, nella notte precedente l’esecuzione, la gioiosa certezza: “Fra cinque ore vedrò Gesù”?
Di origine belga, era nato a Saint-Germain-en-Laye, a ovest di Parigi. Timido e poco espansivo, ma dotato di grande sensibilità, Jacques visse una giovinezza inquieta senza il sostegno della fede (il padre era ateo e di costumi alquanto liberi; la madre, incapace di mitigare l’influsso negativo del marito).
Per evadere da una società corrotta, progettò di appropriarsi di un’ingente somma per fuggire all’estero. Una tragica fuga finita nel carcere dalla Santé.
Ma lì, attraverso l’esperienza del buio, aiutato dal cappellano e dal suo avvocato, ritrovò la fede.
Il suo Giornale intimo, dedicato alla figlioletta Véronique, ne testimonia l’ascesa spirituale.
Morì perdonando, con l’animo leggero di chi si sa amato da Dio.
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