Dio viene perché appassionato dell’uomo. E ciò conferma che la “gloria di Dio è l’uomo vivente” (sant’Ireneo)
L’incontro oggi con l’umano ci dice e ci fa sperimentare l’incontro con il divino che lo abita. Si pensa forse di incontrare semplicemente un uomo e invece si trova Dio!
Va dunque accolto l’umano che ci ripresenta sia la sofferenza che ci invita a portare gli uni i pesi degli altri, e sia la ricchezza e la bellezza che l’umano contiene.
Non sottovalutare dunque l’umano credendo di essere più capaci di pensieri spirituali (sarebbe spiritualismo) e nemmeno vivere ciò che è umano senza elevare lo sguardo in alto (si cadrebbe nel materialismo).
- Vedere il positivo nell’altro.
Esso è molto di più del negativo. Se ognuno di noi tirasse fuori il suo positivo, presto il mondo cambierebbe. Anche educare dice il condurre fuori, far emergere, in modo concreto, ciò che uno ha già dentro.
- Fare spazio all’altro.
È dargli la possibilità non solo di muoversi ma di essere se stesso. Si può in tal modo fare esperienza del proprio limite: più persone entrano in relazione con noi e più saremo in grado di vincere l’egoismo e la superbia dal momento che avremo spazi minori ma nel contempo saremo più noi stessi
- L’altro è un dono.
Esattamente come tu lo sei per lui. E questo sia quando ti fa cose gradevoli sia quando ti purifica con il suo diverso modo di essere e di agire. Comunque sia è sempre un benefattore, provocando, in senso positivo, tutto ciò che i valori e il vangelo dicono. All’inverso se non lo si percepisce come dono diviene prima o poi un estraneo e spesso un avversario pitturato malamente dalla nostra fervida fantasia.
È nato per voi un salvatore.
Da che cosa ci salva? Da un modo di vivere non in sintonia con Dio, diretto su piste che si allontanano da quella giusta, verso luoghi impervi e traditori, ingannevoli e distruttori.
Dove e quando ci salva? Dentro la storia umana che Egli stesso, in Gesù, percorre. È in quelle trame che Egli ci coglie e ci fa comprendere l’errore.
Lo fa entrando Egli stesso per quelle strade e in quei luoghi, facendosi uno di noi per essere vicino ma non come noi. Si fa uno per accogliere tutto di noi ma non come noi per aderivi o giudicarlo ugualmente un bene, ma per poterlo annullare bruciandolo per intero. E così possiamo diventare per Lui e con Lui tempio vivo, pietre vive, contagiatori di cuori, collettori di anime.
All’interno del buio, s’accende una luce. L’Amore che ci ha raggiunti, irradia e contagia anche perché noi stessi, a nostra volta, viviamo una vita d’ amore.
Due doni speciali!
La Pace del Natale è per gli uomini che Egli ama.
È quindi una pace che nasce dall’Amore. Non la si ostenta né la si inventa. È pace di chi si sente amato e ridona questo Amore a piene mani, nella consapevolezza che l’Amore è ciò che resterà e contribuirà ad potenziare l’ambiente di Pace in cielo come ora viene detto per la terra.
La Gioia è grande per voi, che ne avete così poca, che siete esclusi e condannati al furto.
È gioia che viene dal Salvatore, Colui che atteso come castigatore, si presenta invece Lui stesso indifeso e bisognoso di aiuto, mendicante d’Amore. La salvezza che arriva è proprio questa: Dio non è contro di te ma per te; per riabilitarti ogni volta che hai ceduto, per qualificarti con i doni che ti ha dato e continuamente ti dà, per darti la sua stessa vita che dà senso alla tua quaggiù e pienezza di là.
Essere allora con Lui Amore e null’altro. È di questo che il mondo ha bisogno e che continuamente reclama. Non va deluso!
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