Dopo anni di lavoro precario ci è stato proposto il contratto a tempo indeterminato. È stata una grande gioia. Per legge ci spettavano dei soldi per chiudere il contratto pregresso, ma il direttore ci ha detto che, dopo averli ricevuti sul nostro conto corrente, avremmo dovuto restituirli in contanti e in più avremmo dovuto dichiarare di averli ricevuti. Così fanno tutte le aziende, affermava. Si trattava di accettare un compromesso e di dichiarare il falso se avessimo voluto il contratto fisso. Non volevo accettare questa forma di ricatto, invece altre mie colleghe erano disposte ad accettare.
La mia scelta coinvolgeva anche la mia famiglia, ne ho parlato con mio marito. Ci sono risuonate in cuore le parole del Vangelo: “Cercate il regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato…”, abbiamo trovato la forza di rifiutare la proposta, pronti a perdere il lavoro. Sono riuscita a convincere anche le mie colleghe e ho parlato al direttore. Ricordo ancora il suo silenzio mentre mi ascoltava, gli ho detto che volevamo fare tutta la nostra piccola parte per costruire un mondo più giusto e per questo non potevamo accettare la proposta… Sono uscita dal suo ufficio con la sensazione di aver combattuto con il mulini a vento. Il giorno dopo mi ha chiamata dicendomi che aveva riflettuto, aveva deciso di far tutto secondo la legge e ci confermava il contratto a tempo indeterminato. Ora fra noi c’è una nuova solidarietà. (E. V. – Italia)
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