SPOGLIAZIONI
L’esperienza più forte, in questo tempo, è quella di una grande e veloce spogliazione. Di fatto, va vista anche in termini psicologici come un trauma. Impotenza, incertezza, paura, (solitudine e/o isolamento) sono parole che sono diventate carne in noi e nelle nostre comunità. Siamo stati spogliati delle abitudini e delle attività che avevamo considerato la struttura portante della nostra identità. Il che ha messo inevitabilmente in discussione la nostra identità di Chiesa e di presbiteri.
E il trauma richiede accompagnamento e tempi lunghi di elaborazione.
CONFERME
La sofferenza e il disagio che abbiamo provato noi e le nostre comunità ci hanno fatto vedere che un certo modo di vivere la messa e i sacramenti, le devozioni personali, con l’accentratura sul clero e sui locali parrocchiali, sono le cose su cui effettivamente si appoggia la nostra prassi pastorale consueta. Con il problema mai superato che queste cose, vissute in questo modo, manifestano una visione di Chiesa piuttosto preconciliare. Ma nel nostro immaginario pastorale sono le cose più ovvie e più facili (la messa è già pronta, e poi “va su tutto”, come il nero nei vestiti…). È stato difficile immaginare che la fede, la vita cristiana potesse esprimere delle forme diverse e letture profonde di quelle realtà, e quindi tutti siamo stati portati a replicare nelle piattaforme digitali quelle stesse cose. Abbiamo inoltre avuto conferma che il popolo nella maggioranza è impreparato a vivere in modo attivo, creativo e responsabile le espressioni della propria fede, con però la sorpresa appunto che, pur essendo impreparato, sono fiorite tante espressioni creative familiari.
REAZIONI
Con l’improvviso fermare tutto nella vita esteriore della Chiesa, sono venute alla luce tante e varie sensibilità che erano presenti nel sottobosco della vita della Chiesa e quindi anche nelle nostre comunità parrocchiali. Sono emersi con chiarezza e a volte con violenza modi di vedere differenti riguardo a:
Cosa è la Chiesa (nel mondo? di fronte al mondo? alternativa al mondo…?);
Cos’è la comunità, cosa deve fare la parrocchia;
Cos’è la messa (nutrimento spirituale? devozione personale? la forma più valida di preghiera comunitaria? una comunità che celebra la presenza del Signore…?);
Cos’è il presbitero (ministro? capo? padre? fratello? organizzatore? responsabile? mediatore tra Dio e gli uomini…?).
Sono emerse tante e varie reazioni a questa situazione, reazioni pastorali, reazioni di riflessione, reazioni di creativa generosità, ma anche posizioni ideologiche che non hanno risparmiato giudizi sulle reazioni di altri. Di questa varietà emersa in modo problematico credo che bisognerà tenere conto, soprattutto quando si vorrà “tirare le fila”, o meglio quando si potrà fare un sereno discernimento.
RISCOPERTE E SORPRESE
Credo che tutti stiamo facendo esperienza di vedere germogliare cose belle e per certi versi inaspettate:
La riscoperta di relazioni più autentiche;
La riscoperta della condivisione di fede in famiglia;
La riscoperta di un contatto più profondo con la Parola di Dio.
Don Filippo Passaniti Diocesi Bologna
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