Nella mia cameretta stavo leggendo un libro di spiritualità, ma ero distratto dalle notizie apprese in tv sugli ultimi sbarchi di profughi sulle nostre coste. Pensavo alle loro sofferenze passate, ai disagi a cui sarebbero andati incontro in un futuro incerto, mentre io… Io avevo una casa, priva sì di ogni lusso, ma fornita del necessario, avevo una stanza e un letto dove riposare… ma loro? E quasi mi sentivo incolpa per ciò che possedevo e per il fatto che, tutto sommato, nella vita non avevo avuto grossi problemi, almeno fino a quel momento.
A questo punto lo sguardo mi è caduto su ciò che stavo leggendo: una sorta di preghiera nella quale si lodava Dio, fra l’altro, per le giornate di sole e per quelle di pioggia, per ciò che si aveva e anche per ciò che non si aveva. E fra le varie cose erano menzionate proprio la casa e il letto! L’ho preso come un invito da parte di Dio a non preoccuparmi, ad essergli grato di ciò che nel momento presente ci elargisce e ci è dato da vivere: sia nell’abbondanza e sia nella privazione, come si legge in S. Paolo. (G.R. – Italia)