Anni fa un’amica assistente sociale ci aveva chiesto di ospitare per una settimana una diciassettenne quasi cieca che per vari motivi non poteva restare nell’istituto né tornare a casa dai suoi.
Dopo averne parlato con i ragazzi, ormai adolescenti, decidemmo di comune accordo per il sì, anche se questa scelta avrebbe comportato sacrifici per ciascuno: la casa era già piccola per 4 figli studenti che aveva bisogno di spazio.
Miriam venne da noi e, aiutata da tutti, si inserì talmente bene da aiutare i ragazzi per il compleanno di uno di loro che ricorreva in quel periodo. Finì che, invece di una sola, le settimane divennero tre. Le ricordiamo come un momento forte di famiglia.
Quella esperienza di accoglienza sarebbe stata efficace anni dopo. Nostra figlia, sposata e madre di due bambine, ha ospitato un bambino disadattato che per Pasqua sarebbe rimasto solo nell’istituto. Un altro nostro figlio, lui pure sposato e con tre bambini, ha accolto per il pranzo di natale, oltre la suocera, una persona inferma di mente.
La solidarietà è contagiosa.
(H. G. – Austria)
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