…se non come passaggio per poter risorgere. E se c’è Uno che per volontà propria o per quella di altri, è sì morto ma poi risorto, allora posso dire che Qualcuno ha per davvero in mano la vittoria sulla morte.
È a Costui che credo!
Del resto “se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1Cor 15,14).
È proprio il Risorto che, visto da occhi umani, ha poi dato voce alle parole, forza ai piedi e ardore al cuore per annunciarlo, farlo conoscere e far appassionare a Lui.
Se fosse solo morto chi sarebbe andato a raccontare a tutti una storia fallimentare? Questo annuncio si dà una sola volta nel necrologio del giorno in cui accade.
Se invece si parla di risorto, allora si può pensare attorno a Lui, tanti fiori che sono nel giardino di Dio, tutti diversi ma tutti belli e molto più, per una bellezza variopinta.
È il frutto della fantasia di chi li ha pensati, nessuno uguale ad un altro, e che dicono la sua bellezza dalle tante sfaccettature, bellezza di ogni bellezza.
La bellezza è risurrezione mentre la morte ne è la negazione; ma Gesù rende fruttuosa anche la morte:
“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà” (Gv 11,25);
e ancora:
“Se il chicco di grano, caduto in terra, muore, produce molto frutto” (Gv 12,24).
Così anche la morte è redenta e la risurrezione ne è certificato di garanzia.