Un dilemma agitava il giovane sindaco, alle prese con la primo scelta importante del suo mandato: assegnare un terreno per speculazione edilizia o per una casa di accoglienza gestita dalla Caritas.
In consiglio comunale, l’intervento polemico di un esponente dell’opposizione: “Ricordo al sindaco che non deve mischiare la sua fede con la politica, non siede sulla sedia della sacrestia, ma su quella di primo cittadino di una città laica. Anche Gesù un tempo disse: Date a Cesare quel che è di Cesare”. Applauso scrosciante.
Il giovane sindaco non si scompose, si alzò e disse: “E giusto ciò che lei afferma, ma si ricordi che anche Cesare dovrà render conto a Dio. La terra gli appartiene ed è un dono per ogni uomo: bianco o nero, ricco o povero. Se crede che ciò sia vero solo per i cristiani, le ricordo che la Costituzione non l’hanno scritta dei chierichetti in sacrestia, ma degli uomini liberi nella sede più democratica della nazione, il parlamento. Ad essa mi appello nel dare quel terreno per rendere più dignitosa la vita a uomini come noi!”
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