Quando mi sono sposata avevo forte nel cuore una frase del Papa all’incontro delle famiglie: “Donne siate fonti di vita e non di morte”. Un anno dopo sono rimasta incinta. Grande gioia ma, nel secondo mese di gravidanza è stato scoperto un problema genetico nel feto: la sindrome di Down. Il medico mi ha consigliato l’aborto.
Spaventata ho sentito la forza di dire immediatamente: “No!”. E al medico che mi guardava sorpreso ho detto che solo Dio poteva decidere chi doveva vivere o morire. Se lui ci aveva mandato Gloria, noi l’amavamo come era. Gloria è nata bene ed era bella, non sembrava malata. L’ abbiamo portata a casa. Quando pareva che tutto fosse passato, il terzo giorno è stata male. Ricoverata d’urgenza, poco dopo è morta.
Abbiamo vissuto momenti di ribellione … Avevamo il conforto dei nostri amici e insieme chiedevamo a Dio di trasformare questo dolore in amore, e di miracoli attorno a noi ne abbiamo visti tanti: un’amica che aveva perso il bambino dopo il parto, nella veglia per Gloria ci ha confidato d’essersi sentita curata da questo trauma; un amico alcolizzato, vedendo il nostro impegno per salvare la vita della bambina, ha sentito la forza di lasciare l’alcolismo.
Oggi, molti interrogativi sono rimasti, ma sappiamo di aver compiuto il nostro ruolo di genitori. Essere riusciti ad avere Gloria anche per pochi giorni con noi, ci ha portati a vivere in una dimensione nuova. (A.e P., Brasile)