Con due signorine della parrocchia arrivo da una ragazza in fin di vita che loro assistono: è una prostituta e si chiama Eliete. Sulla porta incontro il medico che sta uscendo. “Padre – mi dice – questa poveretta al massimo avrà due o tre giorni di vita. Stia molto attento però, perché si tratta di una malattia venerea contagiosa”.
Trovo una diciottenne fisicamente disfatta con piaghe su quasi tutto il corpo. Eliete mi racconta una storia dolorosissima: senza aver mai sperimentato l’amore vero, è andata a finire sul marciapiede per sopravvivere. Esprime il desiderio di confessarsi per ricevere l’Eucaristia: “Voglio morire come una figlia di Dio, anche se sono una grande peccatrice”. Prima però di darle l’unzione degli infermi, ricordando le parole del medico, mi sento come paralizzato dalla paura. Ma una voce mi risuona dentro: Sei sacerdote per tutti, anche per lei. Cerco di vincere il timore di perdere la buona reputazione e faccio il mio dovere.
Eliete sorride, è pronta per l’incontro finale, ma non riesco a convincermi che quella creatura debba morire nel fiore degli anni. “E se Gesù ti guarisse, cosa faresti?”, le chiedo. “Tornerei a casa dai miei e direi loro che è meglio morire di fame piuttosto che vivere in quest’inferno”. Chiediamo insieme nel nome di Gesù la grazia della guarigione.
Dopo qualche tempo le due persone che l’assistevano mi portano la sorprendente notizia: Eliete è guarita, ha abbandonato per sempre quel luogo di dolore ed è tornata a casa dai suoi.
(E.P. – Brasile)